24 dicembre 2011

Buon Natale a tutti!

Pellegrino di Mariano, Adorazione dei pastori, XV secolo
Tanti auguri di un buon Natale a tutti voi! (lo so, nel fare gli auguri dimostro sempre una grandissima originalità... persino io ne rimango stupito!).

Aggiungo due parole sul simbolismo dell'immagine: la frattura nel terreno che si può osservare in basso a sinistra è un elemento abbastanza ricorrente nell'iconografia cristiana, fin dai primi secoli; ha la funzione di separare il Sacro, in questo caso Gesù, la Vergine e san Giuseppe, da ciò che invece è più "profano", in questo caso i pastori. Anche il fatto di porre la Sacra Famiglia su un piano più rialzato ha lo scopo di darle una maggiore importanza. 
Similmente le strane nuvole sulle quali si trovano Dio Padre e gli angeli costituiscono un elemento di separazione, che suggerisce come nell'immagine sia rappresentato il Cielo in senso metafisico. La Colomba bianca inviata dal Padre simboleggia ovviamente lo Spirito Santo.

22 dicembre 2011

Sui simboli "precristiani"






















Il mese di gennaio (Ianuarius),
 raffigurato con le sembianze
 del dio latino Giano (Ianus).
Scultura situata nel duomo
di Parma.

Non è certo un mistero che in diverse chiese medievali si possano osservare alcuni simboli che non hanno un'origine propriamente cristiana. Si tratta di simboli che, a seconda dei casi, derivano dal mondo greco-romano, dall'astronomia (o dall'astrologia, visto che in tempi passati queste scienze non erano poi così separate) oppure da antichissime tradizioni locali, che ormai si sono spente da secoli, se non da millenni. Ci si può chiedere allora quale sia il motivo della presenza di questi simboli e, soprattutto, come mai i cristiani di un tempo li abbiano accolti e pienamente accettati all'interno dei loro luoghi di culto. Non si può infatti risolvere tutta la questione dicendo semplicemente che gli uomini medievali non conoscevano il significato di certe immagini, oppure che queste ultime avevano solo uno scopo vagamente "decorativo" o "estetico". Una simile tesi non fa altro che attribuire la grave ignoranza dell'uomo moderno in materia di simboli a persone che sono vissute molti secoli prima di noi, e che su questo argomento hanno invece dimostrato davvero una grande sapienza. 

Quindi la prima cosa da tenere presente è che, con ogni probabilità, l'uso di queste raffigurazioni era pienamente consapevole. La seconda è che, contrariamente a quanto oggi si tende a credere, la Chiesa in passato non si oppose in toto alle culture preesistenti al cristianesimo. Ovviamente vennero categoricamente condannati i numerosi elementi del mondo pagano che erano incompatibili con la fede in Cristo, come il culto degli antichi dei o le superstiziose pratiche di magia e di divinazione. Tutto quello che peró non si poneva in contrasto con il cattolicesimo fu tranquillamente tollerato, già nell'epoca dei Padri della Chiesa. Si pensi ad esempio a come S. Agostino sostenesse che non solo i cristiani potevano prendere dalla filosofia antica quanto c'era di buono, ma anche che dovevano farlo: 



"Non solo non dobbiamo temere quello che hanno detto i filosofi antichi, soprattutto i platonici, quando i loro detti sono veri e congeniali alla nostra fede, ma dobbiamo rivendicarli da loro come da ingiusti possessori [...] Così, se è vero che le dottrine dei pagani contengono elementi falsi e superstiziosi o inutili che ciascuno di noi, secondo le parole del Cristo, uscendo dalla società pagana, deve odiare ed evitare, è anche vero che le discipline liberali sono adattabili all'uso della verità ed esistono, sempre fra i pagani, utilissimi precetti morali e persino riferimenti al culto di un Dio unico". 
(S. Agostino, la dottrina Cristiana, II, 40)



Questi insegnamenti dei Padri della Chiesa vennero in seguito fedelmente applicati, e il caso più evidente è appunto quello della filosofia. Durante il Medioevo (almeno a partire da un certo periodo) ebbe una grande diffusione soprattutto il pensiero di Aristotele, tanto che "la filosofia" finì per identificarsi con quella aristotelica e "il filosofo" (per eccellenza) divenne proprio Aristotele. Bisogna comunque tenere presente che queste conoscenze provenienti dal mondo greco-romano ebbero più che altro un ruolo strumentale, e furono sempre subordinate alla verità del Vangelo: la Scolastica esprimeva chiaramente questo importante concetto con il motto latino "philosophia ancilla theoligiae", la filosofia è ancella (nel senso di servitrice) della teologia. Del resto, il cristianesimo sarebbe stato, nella sua vera essenza (cioè nella dottrina), esattamente lo stesso anche senza la ricezione di questi elementi: cade così anche l'assurda accusa di alcuni protestanti che ritengono che la Chiesa cattolica sia diventata col tempo una "religione pagana". Quanto detto per la filosofia potrebbe far quindi ipotizzare che lo stesso processo di parziale "accettazione" sia avvenuto anche per alcuni simboli, più antichi dello stesso cristianesimo, che sono stati riprodotti sia perchè non rappresesentavano qualcosa che contrastava con la fede cattolica sia perchè in alcuni casi erano validi "supporti" per esprimere principi della sua dottrina.

14 dicembre 2011

Arte medievale e rinascimentale a confronto


Da Il mistero delle cattedrali di Fulcanelli
"Gli artisti, trascinati dalla grande corrente di decadenza che ebbe sotto François I il nome paradossale di Renaissance  (Rinascimento), incapaci d'uno sforzo creativo eguale a quello dei loro antenati, completamente all'oscuro della simbologia medioevale, si dedicarono alla riproduzione di opere bastarde, senza gusto né carattere, senza pensiero esoterico, invece di continuare e sviluppare l'ammirevole e sana creatività francese.  Architetti, pittori, scultori, preferendo la loro gloria a quella dell'Arte, si ispirarono agli antichi modelli contraffatti in Italia. I costruttori del medioevo erano ricchi di fede e modestia. Artigiani anonimi di puri capolavori, essi costruirono per la Verità, per l'affermazione del loro ideale, per diffondere la nobiltà della loro scienza. Quelli del Rinascimento, invece, preoccupati soprattutto della loro personalità, gelosi del proprio valore, costruirono per rendere famoso il loro nome alla posterità. Il medioevo deve il proprio splendore all'originalità delle proprie creazioni; il Rinascimento deve la sua moda alla servile fedeltà delle sue copie. Là un pensiero, qui una moda. Da un lato, il genio; dall'altro, il talento. Nell'opera gotica, la tecnica resta sottomessa all'Idea: mentre nell'opera rinascimentale la tecnica domina e cancella l'Idea. L'una parla al cuore, al cervello, all'anima: è il trionfo dello spirito; l'altra si rivolge ai sensi: è la glorificazione della materia. Dal XII al XV secolo, povertà di mezzi ma ricchezza d'espressione; a partire dal XVI, bellezza plastica, mediocrità d'invenzione. I mastri medioevali seppero animare il comune calcare; gli artisti del Rinascimento lasciarono il marmo freddo ed inerte. L'antagonismo di questi due periodi, nati da concezioni opposte, spiega il disprezzo del Rinascimento e la sua profonda ripugnanza per tutto quello che era gotico. Un tale stato di spirito doveva risultare fatale all'opera del medioevo; e sono dovute proprio ad esso le numerosissime mulilazioni che oggi dobbiamo deplorare."

29 novembre 2011

L'iniziazione alla cavalleria nel Perceval


I romanzi medievali sul Graal possono essere sicuramente apprezzati per diversi motivi, quali la trama, lo stile, o i dialoghi inverosimili (e abbastanza divertenti) che in essi abbondano. Accanto a tutti questi elementi si possono trovare però anche tracce di un preciso simbolismo che, a seconda dei casi, risulta essere più o meno evidente, ma che è comunque presente.
La cosa non dovrebbe stupire più di tanto anche perché la cavalleria, che in questi racconti costituisce uno degli argomenti centrali, durante il Medioevo era una delle principali forme dell'iniziazione cristiana. A tal proposito, può essere curioso notare di sfuggita come uno dei più grandi autori di questi romanzi, Chretien de Troyes, sia nato proprio nella cittadina in cui nel 1128 si svolse il famoso concilio della Chiesa cattolica che approvò l'ordine e la regola dei cavalieri Templari.

Gli elementi simbolici a cui mi riferivo poc'anzi sono ovviamente presenti anche nel famoso Percaval, fin dall'inizio del racconto. Qui il protagonista (Perceval) viene inizialmente presentato come un ragazzo di campagna che non ha ancora un nome preciso, è piuttosto ingenuo, ed è completamente ignorante su tutto ciò che riguarda i buoni costumi della cavalleria; anzi, in vita sua non ha mai visto un cavaliere, dal momento che la madre per la paura di perderlo ha sempre cercato di tenerlo lontano dai militi e dai fatti d'arme. Perceval, inoltre, è sempre vissuto ai margini della Guasta Foresta (detta anche Foresta Desolata), che è il punto di partenza delle sue avventure, e che corrisponde simbolicamente alla "selva oscura" nella quale si troverà Dante all'inizio della sua Commedia. La rozzezza e l'ingenuità del ragazzo sottolineano poi come Perceval sia ancora una sorta di "pietra grezza", non ancora lavorata: il protagonista partirà dunque per cercare l'iniziazione alla cavalleria, che, dopo alcune peripezie, gli verrà concessa da un vassallo. Questi lo accoglie amichevolmente nel suo castello, gli insegna a combattere con la lancia e con la spada, lo istruisce sui nobili costumi e gli spiega come dovrebbe svolgersi un duello leale.

Perceval impara in fretta, e ben presto "tiene la lancia e lo scudo con tanta abilità come se avesse passato i suoi giorni nei tornei e nelle guerre". Il vassallo, dopo alcuni giorni, decide allora di concedergli  l'iniziazione: lo veste, gli calza lo sperone destro e gli cinge la spada al fianco. La consegna (cioè la "tradizione", nel senso etimologico del termine) della spada simboleggia l'avvenuta investitura: "«Consegnandovi la spada» gli dice, «vi conferisco l'ordine della cavalleria, che non tollera alcuna bassezza»". Vien fatto così un nuovo cavaliere cristiano; il rito si conclude, ma non prima di aver formulato un solenne invito al silenzio: «Guardatevi dal parlar troppo: a colui che non sa trattenere la lingua, spesso sfuggono parole che possono essere considerate villanie. Questo dicono i saggi: troppe parole, peccato sicuro; rifuggite dunque questo peccato».

----------
Articoli correlati:
Il mistero del re ferito

12 novembre 2011

La dichiarazione dei diritti degli animali

Un camaleonte che chiede maggiori diritti e più zoocrazia
Questa dichiarazione [...] pone esplicitamente all'articolo 2 la premessa minore che l'uomo è un animale come gli altri. Se ne trae la conclusione che l'uomo ha pari diritti di un topo di fogna, di una mosca, di una zanzara o di una cimice
Epiphanius, Massoneria e sette segrete, pag. 937

Questo commento di Epiphanius alla “ Dichiarazione universale dei diritti degli animali” potrebbe apparire a prima vista esagerato o, al limite, potrebbe anche suscitare dell'ilarità. Si tratta però di un'affermazione che rispecchia in tutto e per tutto lo spirito e il contenuto della suddetta dichiarazione, proclamata dall'Unesco a Parigi nell'anno 1975. La dichiarazione non è molto conosciuta, se non tra gli animalisti e tra qualche “complottista” e, secondo Epiphanius, essa è stata resa poco nota proprio per ragioni di prudenza, considerato il suo contenuto. Questa carta, in effetti, non si limita ad attribuire agli animali un generico diritto alla tutela, ma mette esplicitamente questi ultimi sullo stesso piano degli esseri umani.
L'articolo 1 infatti stabilisce che “Tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all'esistenza”; e l'articolo 2 recita:  “a) ogni animale ha diritto al rispetto; b) l'uomo, in quanto specie animale, non può attribuirsi il diritto di sterminare gli altri animali o di sfruttarli violando questo diritto. Egli ha il dovere di mettere le sue conoscenze al servizio degli animali”.

Se tutti gli animali sono uguali fra loro, e se a sua volta l'uomo è una specie animale, logica vuole che l'uomo abbia esattamente gli stessi diritti degli altri animali, se non minori, visto che egli deve mettere se stesso e le proprie conoscenze al serivizio delle altre specie. E, sia ben chiaro, non si sta parlando degli "animali domestici" o magari dei "mammiferi"; si sta parlando di tutti gli animali, anche delle mosche. Questo tipo di logica, del resto, sembra essere accettato anche dalla legge italiana, visto che il Codice Penale (Art. 544-ter.) arriva a prevedere la reclusione da tre mesi ad un anno (o una multa da 3.000 a 15.000 euro) per chi maltratti gli animali "senza necessità", senza però specificare quale tipo di animali. Perciò in futuro si faccia attenzione, perchè anche uccidere una zanzara potrebbe costare molto caro.

Si potrebbe proseguire a lungo con questa critica, analizzando le non-logiche ambientaliste punto per punto. Invece di dilungarmi, preferisco però concludere con una domanda: l'ambientalismo cerca di umanizzare gli animali, o di animalizzare l'uomo?

7 novembre 2011

Li liberi muratori e i loro complotti


"A gran ragione pertanto hanno molti affermato che fu assai men perniciosa l'ignoranza degli Antichi, di quel che sia utile la scienza de' Moderni. Di fatti ove mai è stata innondata l'Europa, quanto nell'età nostra da Diavoli di London, Vampiri, Zifli, Rosecroci, Convulsionari, Magnetici, e Cabalistici? Li Liberi Murtori moltiplicati a furore, e li così detti Illuminati cosa hanno in oggetto co' loro Complotti, Segreti, Evocazioni, e ridicoli riti?"

Giovanni Barberi, Vita e gesta di Giuseppe Balsamo, denominato il Conte Cagliostro, Venezia, 1791

17 ottobre 2011

Sul quadrato del Sator


Nella puntata di ieri di Mistero, uno dei servizi era dedicato al misterioso quadrato del Sator. Come c'era da aspettarsi, il serivizio era infarcito di castronerie (per esempio è stato detto che il quadrato può essere letto, allo stesso modo, in orizzontale, in verticale e...in diagonale! Basta guardare il quadrato per rendersi conto che non è così), e lasciamo pure perdere i vari collegamenti che sono stati fatti tra questo simbolo e l'occultismo.
Tuttavia, nel corso del servizio, qualche informazione corretta ed interessante è stata data. Prima di tutto bisogna precisare però che stiamo parlando di un simbolo cristiano (anche perchè esso è stato ritrovato sulle pareti di diverse chiese medievali) e che solo in quest'ottica esso può essere realmente compreso. A tal proposito è suggestiva l'interpretazione secondo la quale la scritta costituirebbe una sorta di anagramma di due Pater Noster incrociati, con l'aggiunta di due A e due O (corrispondenti all'alfa e all'omega dell'alfabeto greco).

Per quanto riguarda la traduzione del quadrato, quella più probabile è forse questa: "il Seminatore sul carro tiene (regge) con cura le ruote". La frase è apparentemente senza senso, e lo è a maggior ragione quando per ruote si intendono le ruote del carro. Le ruote possono invece simboleggaire le grandi ruote, cioè le orbite dei corpi celesti che con i loro influssi determiano il fato, nel mondo del divenire (ed il divenire, a sua volta, può essere simbolicamente rappresentato da un moto rotatorio). Secondo la concezione cristiana, però, non esiste solo il destino, perchè in tal modo si cadrebbe in una visione deterministica, che sarebbe per forze di cose errata. Infatti esiste anche la volontà umana, che viene esercitata con il libero arbitrio, ed esiste soprattutto la Provvidenza. Ecco perchè Il Semionatore (cioè Cristo) "regge le ruote": non lascia il mondo in balia del destino, ma lo governa dall'alto.
Quest'interpretazione mi è stata suggerita giusto qualche giorno fa da alcuni versi di Dante, che casualmente mi erano caduti sotto gli occhi, e per i quali avevo intenzione di scrivere un post su questo argomento nei giorni seguenti. Mistero è riuscito a battermi sul tempo (quale infamia!), ma almeno gli è sfuggita questa chicca:

"Non pur per ovra de le rote magne,
che drizzan ciascun seme ad alcun fine
secondo che le stelle son compagne,
ma per larghezza di grazie divine,
che sì alti vapori hanno a lor piova,
che nostre viste là non van vicine,
questi fu tal ne la sua vita nova..."
(Dante, Purgatorio XXX, 109-115)

Il significato di queste parole è il seguente: "Dante (questi) è stato quel che è stato nella sua vita nuova (fu tal ne la sua vita nova) non solo per l'azione dei corpi celesti (l'ovra de le rote magne), che inclinano ogni individuo al suo fine (che drizzan ciascun seme ad alcun fine) a seconda della sua costellazione (secondo che le stelle son compagne), ma anche per l'intervento della divina Provvidenza e per l'abbondanza di grazie (ma per larghezza di grazie divine)". Se aggiungiamo che queste parole vengono dette da Beatrice, in cima al monte del Purgatorio, mentre ella si trova su di un carro, forse possiamo dire che non si tratti del tutto di una coincidenza.
Comprendo comunque che alcuni possano stupirsi di come certi concetti, legati all'astronomia o addirittura all'astrologia, vengano ad intrecciarsi con la religione e la teologia. Questo fatto per un uomo medievale era però del tutto normale, ed anzi erano gli stessi teologi (incluso S. Tommaso d'Aquino) a discutere di simili argomenti  (si veda a tal proposito Sapiens Dominabitur Astris).

----------
Articoli correlati:
Sapiens Dominabitur Astris

12 ottobre 2011

Gog, Magog e la grande muraglia


Secondo la tradizione cristiana, Gog e Magog sono due popolazioni "barbariche" e cruente che verso la fine dei tempi porteranno in tutto il mondo la loro devastazione. Alcune leggende sostengono che questi popoli siano particolarmente mostruosi, che si cibino di altri esseri umani e di serpenti, o che siano composti da individui di enormi dimensioni; queste descrizioni rimarcano chiaramente il carattere "diabolico" di tali stirpi, le quali, per certi versi, richiamano alla mente i titani della mitologia greca, esseri giganteschi destinati a vivere negli abissi del Tartaro (cioè negli "inferi") dopo la titanomachia. Le leggende raccontano anche che questi popoli, provenienti dall'Asia, in tempi passati avevano già provato ad invadere l'Europa, ma che erano state fermate dall'intervento provvidenziale di Alessandro Magno. Questi, avevndo intuito la pericolosità di Gog e Magog, aveva fatto costruire una grande muraglia (situata in mezzo a due alte montagne, le "mammelle del Nord"), con la funzione di arginare le orde ed evitare che esse si riversassero nel mondo occidentale. Prima o poi, però, anche la grande muraglia sarà destinata a crollare, e allora i popoli di Gog e Magog, saranno in apparenza liberi di attuare le loro scorrerie, di "assediare le città dei santi" (così come, secondo il libro dell'Apocalisse, potranno cingere "d'assedio l'accampamento dei santi e la città diletta") e, forse, di attaccare anche la città di Roma. Questo trionfo delle forze "infernali", potrà essere però soltanto momentaneo ed illusorio, perchè esse verranno nuovamente sconfitte, quando sulla terra verrà ristabilito l'ordine normale delle cose.
Nel corso dei secoli si è anche tentato di individuare Gog e Magog, e di farle coincidere con le varie popolazioni barbariche che hanno messo in pericolo la cristianità o il mondo occidentale. In una porospettiva meta-storica si può dire che in effetti alcune di queste popolazioni incarnarono questo principio "malefico", compiendo una vera e propria opera di dissoluzione, distruggendo ad esempio quel che rimaneva dell'impero romano. Sotto certi aspetti potevano essere così realmente considerate una prefigurazione delle terribili orde bibliche. Bisogna anche aggiungere però che le invasioni di Gog e Magog, dal punto di vista simbolico, possono alludere anche all' "invasione" (non meno pericolosa), attuata dalle forze psichiche del più basso livello sul nostro mondo. La grande muraglia edificata da Alessandro può allora simboleggiare tutto ciò che ci protegge da simili influenze nefaste... il perciolo consiste invece in aprire varchi che non dovrebbero essere aperti.

22 settembre 2011

Rosacroce e Gesuiti


Premessa

Nell'ambito delle teorie del complotto sembra avere un discreto successo la tesi secondo la quale l'ordine dei gesuiti sarebbe a capo del "governo occulto", con lo scopo di instaurare un Nuovo Ordine Mondiale. Già avevo avuto occasione di analizzare una teoria abbastanza simile, che accusa invece il cattolicesimo di essere una religione "satanica", al vertice della cospirazione globale (rimando quindi a Il Vaticano tra complotti e Babilonie). Il "filone gesuita", molto in voga sia tra i movimenti anticristiani che tra le sette protestanti, a mio parere non è molto più fondato da un punto di vista storico; inoltre le pretese "prove" che vengono mostrate sono molto spesso ridicole, e non possono essere prese sul serio: mi riferisco in particolar modo a certe citazioni, che vengono tratte da discorsi di alcuni personaggi (tra i quali troviamo anche Napoleone Bonaparte) che furono noti massoni e anticattolici.

A volte viene giustamente detto che Weisshaupt, il fondatore degli Illuminati di Baviera, da giovane fu istruito dai gesuiti. Questa informazione è esatta, ma perchè quando viene riportata non viene detto anche che Weisshaupt alimentò in seguito un vero e proprio odio nei confronti della Compagnia di Gesù e della religione cattolica, tanto da dare un'impostazione fortemente antireligiosa al suo nuovo ordine? Se invece si vuole andare un po' più in fondo alla faccenda, si arriverà anche alla conclusione che l'ordine dei gesuiti fu il primo ad opporsi a certi movimenti occultistici seicenteschi, che tra gli scopi avevano proprio l'edificazione di quello che oggi chiameremmo "Nuovo Ordine Mondiale", e che già allora cominciavano a diffondere certe voci su un imminente "risveglio spirituale".



Rosacroce, riforme e nuova era

 Johann Valentin Andreae,
pastore protestante ed
autore delle "Nozze chimiche". 
Nei primi decenni del XVII secolo si diffusero per l'Europa (soprattutto in Germania e in Francia) diversi scritti dal carattere più o meno esoterico, i cui autori, inizialmente anonimi, sostenevano di appartenere ad una società segreta, denominata "Rosa Croce" (anche se il nome di questa società appariva più spesso siglato R. C.). Non è comunque molto facile stabilire se questa società sia stato il risultato di una degenerescenza di qualche organizzazione iniziatica medievale, o se essa sia stata creata in tempi più recenti e abbia semplicemente fatto propri (per non dire "usurpato") certi simboli provenienti dall'ermetismo cristiano. Fatto sta che la società che comparve agli inizi del '600 con il nome di "Rosa Croce" era fortemente deviata e mossa da un certo interesse per l'occultismo e la magia. Tra i suoi obbiettivi principali c'erano anche quelli di costruire un "nuovo mondo", e di portare un grande rinnovamento spirituale. Questo rinnovamento, a detta dei Rosa Croce, doveva passare per l'eliminazione della Chiesa Cattolica e dei "papisti ingannatori"; essi, già nei loro primi manifesti, profetizzavano infatti "il giorno in cui le bocche di quelle serpi saran tappate e il Triregno [la tiara papale, ndJ] rovinerà" (Confessio Fraternitatis, 1615). L'intero mondo doveva essere riformato, da un punto di vista sociale, politico e religioso; anzi, negli scritti Rosacrociani si parla addirittura di "Riforma universale e generale dell'intero universo".

Questo spirito di riforma, che animava la setta dei Rosa Croce, ha le sue origini nel movimento protestante, e non è certo un caso se diversi membri della società segreta erano contemporaneamente anche pastori e teologi luterani. Il caso più eclatante è forse quello di Johann Valentin Andreae, il quale nella sua autobiografia ammise a chiare lettere di avere avuto un ruolo di rilievo nella faccenda dei Rosacroce e di essere stato l'autore delle "Nozze chimiche di Christian Rosencreutz", pubblicate a Strasburgo nel 1616. La misteriosa confraternita condivideva dunque con il luteranesimo (e, diciamolo pure, con la maggior parte dei movimenti spiritualistici) uno stato di "perenne millenarismo", in base al quale in ogni momento si attendeva la fine del mondo e l'avvento di una nuova era, caratterizzata da un rinnovamento spirituale. (In tutto questo non si può evitare di notare l'esistenza di qualche analogia con la moderna new age)

L'opposizione dei Gesuiti

Già nel primo documento pubblicato dai Rosacrociani (nell'anno 1614) comparivano delle pesanti accuse rivolte ai Gesuiti, i quali avrebbero ingiustamente fatto arrestare e imprigionare un certo Adam Haselmeyer. Questi era stato denunciato (secondo i Rosacroce) per aver ricevuto e letto un manoscritto del 1610 della Fama Fraternitatis, e di aver risposto ai membri della confraternita con una lettera nella quale egli  profetizza la venuta di un "tempo dell'impero dello Spirito Santo", la caduta del clero cattolico, del papa e di tutta la sua "cavalleria babilonese", identificata con i gesuiti.  Il tempo dello Spirito Santo di cui parlava Adam Haselmeyer, o chi  per lui, non era altro in fondo che la "nuova era"; infatti venivano qui riprese le terminologie di Gioacchino da Fiore, secondo il quale la nuova era dello Spirito Santo avrebbe superato le precedenti ere "del Padre" e "del Figlio", coincidenti rispettivamente con il periodo vetero-testamentario (quindi con la religione ebraica) e con quello del Nuovo Testamento (dunque con la religione cattolica), portando un grande rinnovamento spirituale.  

Comunque sia, da parte della Compagnia di Gesù ci fu realmente una certa opposizione nei confronti dei Rosacroce, sebbene essa sia attestata con certezza solo qualche anno più avanti.
In particolare padre François Garasse derideva i Rosacrociani, chiamandoli "i Fratelli ubriaconi", e dichiarando che non ci sarebbe stato "supplizio bastevole" nel caso in cui essi fossero stati riconosciuti "colpevoli, malvagi e messi agli arresti per stregoneria, cialtroneria e complotto pregiudizievole alla religione, agli Stati e ai buoni costumi".

Anche il gesuita Jacques Gaultier denunciava, piuttosto aspramente, quella "setta segreta in voga da qualche anno in Germania, ancora poco conosciuta per il fatto che i suoi accoliti seminano di nascosto il veleno, prendendo accurate precauzioni per non farsi scoprire".
Commentava inoltre le opere Rosacrociane dicendo:
"Tutte queste affermazioni, alcune enigmatiche, altre temerarie, alcune eretiche, altre sospette di stregoneria, ci fanno supporre che la sedicente confraternita non sia così antica come vuol far credere, che anzi sia una giovane ramificazione del Luteranesimo, contaminato per opera di satana da empirismo e magia, al fine di ingannare più facilmente gli animi volubili e curiosi.". Da tutto ciò si può dedurre come gli appartenenti alla società segreta avessero il dente avvelenato coi Gesuiti, e come a loro volta i Gesuiti non perdessero occasione per accusare la confraternita di eresia, o di essere pericolosa per l'integrità degli Stati e della religione. Ma ad ogni modo, al di là dei singoli scontri che possono esserci stati tra queste due fazioni, alla base rimane prima di tutto una differenza di carattere dottrinale. Mentre i Gesuiti, in questo contesto, potevano essere considerati i rappresentanti della tradizione, i Rosacrociani erano gli esponenti dello spirito moderno e riformista che, almenno in parte, avrebbe preparato il terreno al pensiero illuminista e alle rivoluzioni del XVIII secolo.


Conclusione

In generale, ci sono anche altri elementi che lasciano dubitare della veridicità di tutto il "filone gesuita"... come ad esempio il fatto che questa teoria inizialmente sia stata portata a galla da un romanzo di Eugène Sue ("L'ebreo errante"), i cui fini forse non erano del tutto così limpidi. I dati riportati in questo breve articolo dovrebbero però cominciare a fare riflettere chi crede realmente che i Gesuiti siano i principali fautori del nuovo ordine mondiale...se non altro perchè certi "piani" hanno un origine ben più antica e perchè la Compagnia di Gesù si oppose realmente ai primi tentativi di diffusione di determinate idee.

[Nota bibliografica: Per quanto riguarda le fonti utilizzate, oltre agli scritti Rosacrociani come la Fama Fraternitatis, si può vedere Storia dei Rosa Croce, di Paul Arnold. Si tratta di uno testo documentato in maniera quasi maniacale, ed è sicuramente uno dei libri più seri scritti sull'argomento. L'edizione che ho consultato è quella del 1989 (Gruppo Editoriale Fabbri) e le citazioni dei padri gesuiti che si opposero alla setta dei Rosa Croce si trovano più precisamente nelle pp. 22-24]

 ----------
Articoli correlati:
Il Vaticano tra complotti e Babilonie 

25 agosto 2011

Re Artù è in Sicilia


Secondo una leggenda medievale, a noi giunta in versioni differenti, re Artù non riposerebbe nella mitica isola di Avalon, ma vivrebbe nascosto in Sicilia, e più precisamente all’interno dell’Etna. Il primo scrittore a riferirci questa leggenda è Gervasio da Tilbury (1155-1234), il quale narra che, un giorno, il cavallo del vescovo di Catania fuggì al palafreniere che lo aveva in custodia. Il ragazzo cominciò a cercarlo in lungo e in largo, giungendo così sulla sommità dell’Etna; all’interno del vulcano trovò uno stretto sentiero, che lo condusse “ad una campagna assai spaziosa e gioconda, e piena d’ogni delizia; e qui, in un palazzo di mirabile fattura, trovò Artù adagiato sopra un letto regale”. Il re, saputo il motivo per cui il palafreniere era giunto fin lì, gli fece portare il cavallo perché lo restituisse al vescovo; inoltre gli raccontò che molti anni prima aveva combattuto una violenta battaglia contro il nipote Mordred e che, essendo stato ferito, si era rifugiato in Sicilia. Abbastanza simile (anche se con qualche variazione) è la versione esposta dall’abate Cesario di Heisterbach. Si può ritrovare un riferimento a questa leggenda anche in una poesia siciliana del XIII secolo (riportata da Arturo Graf), nella quale due cavalieri dicono esplicitamente che Artù potrebbe trovarsi all'interno dell'Etna:

"Cavalieri siamo di Bretagna  
Ke vengnamo de la montagna,
ke ll'omo apella Mongibello [l'Etna].
Assai vi semo stati ad ostello
per apparare ed invenire
la veritade di nostro sire,
lo re Artù k'avemo perduto
e non sapemo ke sia venuto.
Or ne torniamo in nostra terra
Ne lo reame d'Inghilterra."

Questi racconti possono apparire decisamente strani, e in effetti stupisce un po' vedere come un personaggio appartenente al ciclo bretone e così "nordico" come Artù, venga catapultato nella calda terra di Trinacria. Ma stupisce ancor di più che questo re, che tradizionalmente viene presentato come "solare", positivo, e la cui storia è legata addirittura al santo Graal, sia collocato all'interno di un vulcano. Infatti molte leggende antiche consideravano i vulcani come delle "bocche" spalancate verso l'inferno, anche perché, nel medioevo cristiano, il fuoco e lo zolfo che i crateri sprigionano dovevano richiamare alla mente il fuoco che non si estingue della Geenna, o lo stagno di fuoco e zolfo dove, secondo l'Apocalisse (Ap. 20:10), viene gettato il diavolo assieme alla bestia e al falso profeta. Insomma, le colate laviche, le grandi fiammate, le esplosioni e le esalazioni tossiche, da un punto di vista simbolico, possono essere ben associate all'"inferno", luogo dove non ci aspetteremmo di trovare Artù.
Non bisogna però dimenticare che, se l'Etna nel suo aspetto malefico è un vulcano, nel suo aspetto positivo è in realtà un monte (alto oltre 3300 metri!), tanto che gli stessi abitanti di Catania, in dialetto, lo chiamano proprio a Muntagna (la montagna). Secondo il poeta greco Pindaro questa montagna era addirittura "la colonna del Cielo", ed è chiaro che qui si riferiva al suo aspetto "benefico". Inoltre, tornando alla leggenda di partenza, si può notare anche che l'interno dell'Etna viene descritto come un luogo accogliente, ricco e felice (una campagna assai spaziosa e gioconda, e piena d’ogni delizia), tutt'altro che infernale. Questa descrizione si addice perfettamente pure a molti altri luoghi simbolici, come il Regno del Prete Gianni e il Paradiso Terrestre (che non a caso, secondo la visione di Dante, si trova in cima al monte del Purgatorio) o le "Isole Fortunate".

Se rimaniamo fedeli al mito, senza cercare quindi di identificare l'isola di Avalon con una determinata località, possiamo dire che anche quest'ultimo luogo ha le stesse caratteristiche di "inaccessibilità" (o accessibilità per pochi), e di prosperità. Si dice ad esempio che l'isola sia circondata da altissime onde impraticabili, oltre che da una fittissima nebbia, e che al suo interno ci siano alberi dai frutti dorati e fiumi di vino. Il misterioso e simbolico paese nascosto dentro all'Etna funge allora da equivalente di Avalon, e gli elementi simbolici ci suggeriscono come questa equivalenza sia lecita, non arbitraria. Con buona pace degli inglesi, qualcosa di "arturiano"  forse lo abbiamo anche noi italiani.

22 luglio 2011

Pausa estiva e breve commento al blog


Per qualche settimana, a partire da domani, metterò il blog in "pausa estiva". Ovviamente gli articoli presenti nel blog si potranno continuare a leggere; solamente non scriverò nuovi post (bhe...mai dire mai) e metterò i commenti in moderazione, in maniera tale da poterli leggere con calma quando mi connetterò...cosa che accadrà un po' di rado. 

Detto questo, vorrei fare un breve commento al blog, in questi suoi pochi mesi di vita. Devo ammettere che quando ho aperto il blog la mia idea iniziale era quella di creare un "angolino nel web", nel quale inserire semplicemente qualche riflessione personale...anche per questo non mi sono impegnato molto per cercare un titolo un po' più fantasioso al blog. Questo "angolino" ha cominciato però a ricevere molte più visite di quello che mi aspettavo inizialmente, e per questo devo ringraziare Santaruina, che ha messo il link su "Tra Cielo e Terra", chi ha condiviso i post sui social network e, non per ultimi, tutti coloro che seguono il blog abitualmente.
Nonostante questo però l'impostazione del blog rimane più o meno quella dell'inizio. Motivo per cui non scriverò mai un gran numero di post ogni mese...numero che dipenderà sempre un po' dal tempo a disposizione, un po' dagli spunti, e molto dalla pigrizia.
Auguro a tutti di passare delle buone vacanze...o quello che ormai ne rimane.
Un saluto e a presto ;-)

7 luglio 2011

Film, propaganda e suggestioni


Solitamente si dice che l'ufologia sia nata il 24 giugno 1947, giorno in cui un ricco uomo d'affari statunitense, Kennet Arnold, sostenne di aver avvistato dei "piatti volanti" mentre si trovava in volo sul suo aereo privato. Da quel momento in poi gli avvistamenti, veri o falsi, si moltiplicarono velocemente, e non si dovette attendere molto perchè migliaia di appassionati collegassero simili fenomeni alla presenza di "astronavi aliene" sul nostro pianeta. Se ci riflettiamo attentamente, però, il collegamento appare decisamente forzato. Non c'è infatti nessun motivo logico per dire con certezza che un oggetto in cielo, per quanto strano possa sembrare, sia di natura "extraterrestre" e ospiti al suo interno dei marziani. Ma allora perché questo collegamento è stato dato praticamente per scontato? E, soprattutto, come mai moltissime persone lo hanno accettato in maniera quasi incondizionata? 
Molto spesso le cause di un fenomeno vanno cercate un po' più indietro nel tempo. Infatti, molto prima che si parlasse di "ufo" e "ufologia", la popolazione americana era già stata abbondantemente preparata all'idea che esistessero forme di vita aliene, che potessero entrare in contatto con noi. Già sul finire dell' '800 (e si guardino le date: stranamente si tratta dello stesso periodo in cui ebbero grande successo i movimenti spiritualistici, come lo spiritismo e la teosofia, con il conseguente dilagare dell'occultismo) erano comparsi numerosi romanzi di fantascienza, che avevano per oggetto viaggi spaziali, astronavi extraterrestri e rapimenti alieni.

È del 1880 il romanzo Across the Zodiac, di Percy Greg, nel quale il protagonista, con una nave ad antigravità, riusciva a aggiungere il pianeta rosso, trovandovi così una civiltà dittatoriale e maschilista. La Guerra dei Mondi, pubblicato da H. G. Wells (che era un membro della società occultista Golden Down) nel 1897, raccontava invece di extraterrestri invasori che con le loro avanzate tecnologie minacciavano l'esistenza stessa del genere umano. Dello stesso autore è Star Begotten, un romanzo che per certi aspetti ha moltissime affinità con la teosofia e la moderna new age: qui, infatti, gli alieni erano considerati benefattori dell'umanità, dei fratelli dello spazio che grazie a "raggi cosmici" facilitavano "l'evoluzione" delle persone. Questo non è comunque l'unico punto di contatto tra i movimenti occultistici e le storie sugli alieni, dal momento che, proprio tra i teosofi e gli spiritisti, era molto diffusa l'opinione che esistessero forme di vita simili all'uomo fuori dalla terra, o che addirittura gli esseri umani, dopo essere morti, potessero "reincarnarsi" sugli altri pianeti del sistema solare.
Questo dovrebbe fare pensare anche a quanto siano legati tutti i vari movimenti “ufologici” con quelli neo-spiritualistici, anche solo ad un livello “ideologico”.
Una rivista di fantascienza
del 20 giugno 1935.
La copertina mostra
chiaramente un "rapimento
alieno".

Comunque sia, questi libri ebbero un grande successo, soprattutto tra il popolo americano. Lo stesso può dirsi anche per i film. E’ del 1902 la prima pellicola dove compaiono degli “extraterrestri”, ma ne uscirono diverse anche negli anni successivi. Questi film condizionarono talmente tanto l’opinione pubblica americana che, quando nel 1938 la CBS trasmise una finta radiocronaca di un attacco alieno, molte persone credettero che ci fosse una reale invasione da parte dei marziani, facendosi letteralmente prendere dal panico. E ciò accadde ben prima della nascita dell’ “ufologia” e dei movimenti annessi! Questo significa che la popolazione, già all'epoca, era stata opportunamente preparata a ricevere determinati impulsi (se non vere e proprie suggestioni), con degli opportuni mezzi di propaganda.
Molto probabilmente la stragrande maggioranza di autori di libri e film riguardanti tale argomeno era inconsapevole di questo fatto, ma le loro opere contribuirono enormemente a creare certi stati d’animo, che sarebbero tornati utili ai burattinai. Anzi, possiamo dire che l'ufologia e i movimenti ufologici siano nati proprio in seguito a queste suggestioni artificiali, e che siano "salati fuori" solo quando gli individui erano stati adeguatmente "preparati". Se qualcuno si stesse ancora chiedendo lo scopo di questa massiccia operazione, è sufficiente che rifletta un attimo su quanto il fenomeno ufologico stia alla base di molti movimenti new age. Si può anzi dire con sicurezza che per la new age (o almeno per quella più recente), credere “negli alieni” sia un vero e proprio punto fermo. Osservando questi fenomeni si potrebbe pensare anche che tutta la questione degli "extraterrestri" sia stata a lungo progettata, per avere in seguito un ruolo nell'instaurazione della "religione mondiale".

Un discorso simile può comunque essere fatto anche per molti altri film che, in ambiti leggermente differenti, hanno giocato un ruolo simile. Uno dei casi più curiosi è senza dubbio quello del film Matrix, che è stato scambiato da molti per un film “contro-il-sistema”. Bisogna sempre considerare però che i film sono un ottimo mezzo per diffondere tra il pubblico determinate idee, quindi - per quanto ne sappiamo - Matrix potrebbe essere benissimo un film di propaganda, così come lo era Scipione l’Africano (1937), proiettato nelle sale cinematografiche italiane durante l’epoca fascista. C’è però da dire che la propaganda fatta dal secondo film era di stampo “politico” e che tutto sommato si trattava anche di una propaganda palese, perchè tutti (o quasi) capivano che il film era solo un modo per esaltare gli ideali del fascismo. Quella fatta da Matrix è invece una propaganda incredibilmente più subdola, riguarda argomenti di carattere “filosofico” o pseudo-spirituale e per questo motivo risulta anche molto più pericolosa.
L'idea di fondo di Matrix, infatti, é che il mondo che ci circonda (o che circonda i personaggi del film) sia in realtà un mondo fasullo, costruito "artificiosamente" da degli esseri non-umani (macchine e robot), che tengono prigioniera l'umanità e che si nutrono delle sue energie. Questa "filosofia" però non è affatto nuova, ed è soltanto un riadattamento in chiave "tecnologica" delle dottrine gnostiche, secondo le quali gli esseri umani erano prigionieri di entità malvagie, chiamate Arconti, e intrappolati in un mondo falso creato da un demiurgo oppressivo (il Dio dell'Antico Testamento). La diffusione del "pensiero gnostico" è stata notevolmente agevolata da questo film; per rendersi conto di ciò, basta osservare quanti libri (tra i primi Figli di Matrix di David Icke) e siti internet sono stati ispirati da questa pellicola, e propongono magari di "combattere il sistema" con idee palesemente neo-gnostiche. Lo stesso vale ancora per film come V per Vendetta, o Avatar, che sono ben lontani da essere qualcosa "contro-il-nuovo-ordine-mondiale", anche se da molti sono stati scambiati per tali. Alcuni forse non hanno mai pensato che i film possano essere tra i principali strumenti che il potere usa per plasmare le menti... o forse non hanno mai visto Scipione l'Africano.

----------
Articoli correlati:
Avatar e la New Age
Corrado Malanga...tra alieni e demoni 

29 giugno 2011

Il Papa e l'imperatore


Questa immagine  proveniene da una minatura Medievale (del 1300 circa) e rappresenta il Papa (a cavallo) e l'Imperatore. Quest'ultimo, pur avendo in testa la corona, serve il Pontefice, come se fosse l'ultimo dei maniscalchi; la cosa potrebbe sembrare strana ma, per una civiltà tradizionale, qui vengono indicati quali rapporti dovrebbero esserci, in condizioni normali, tra l'autorità spirituale ed il potere politico.
L'immagine, in realtà, è più simbolica di quanto non possa apparire a prima vista. Il Papa, sul suo cavallo, è fermo, perchè il suo dominio è quello spirituale, della contemplazione. Al contrario, l'imperatore si muove perchè il dominio dove esercita la sua autorità è quello dell'azione (quindi quello dell'amministrazione dello Stato, della difesa del territorio, del comando sull'esercito, etc.). Con le dovute proporzioni, si può dire che lo schema qui utilizzato è quello del "motore immobile":  il principio più elevato (quello Spirituale) si trova fermo al centro, mentre ciò che da esso dipende sta all'esterno, e si muove perchè rappresenta il "divenire". In effetti, durante il Medioevo, l'imperatore dipendeva in qualche modo dal Papa perchè, per governare in maniera legittima, aveva bisogno della sua benedizione. Il Pontefice avrebbe potuto togliere questa legittimità con una scomunica, in seguito alla quale i sudditi e i vassalli non sarebbero stati più tenuti ad obbedire al regnate. Tutto questo ricorda anche come le civiltà tradizionali considerassero l'autorità spirituale superiore a quella temporale...e come quindi ha davvero poco senso la teoria secondo la quale le religioni sarebbero state solo uno strumento di controllo, in mano al potere politico.

5 giugno 2011

I Templari e la duplice guerra


"Così dunque, per una singolare ed ammirabile combinazione sono, a vedersi, più miti degli agnelli e feroci dei leoni, a tal punto che esito se sia meglio chiamarli monaci o piuttosto cavalieri. Ma, forse, potrei chiamarli più esattamente in entrambi i modi, poiché ad essi non manca né la dolcezza del monaco né la fermezza del cavaliere."
San Bernardo di Chiaravalle, De laude novae militiae

Già a partire dall’anno 1128 l'Ordine dei cavalieri Templari si costituì con una particolare caratteristica: i suoi appartenenti erano infatti, al tempo stesso, sia monaci che guerrieri. Anche questo fatto permise ai Poveri Fratelli di essere ampiamente accettati all’interno della Chiesa, cosa che non sempre avvenne con tutti gli altri cavalieri.
San Bernardo, che all’epoca era abate di Chiaravalle, oltre alla regola dell’Ordine scrisse per esso un particolare “Elogio della nuova cavalleria”. Qui venivano lodati i Templari per la loro religiosità, che li distingueva da tutt’altro genere di cavalleria: una cavalleria profana, che non aveva nulla a che fare con i valori cristiani, e che era composta per lo più da delinquenti in cerca di beni materiali e gloria terrena. San Beranrdo scriveva, facendo un gioco di parole, che questa “cavalleria secolare” in realtà non era una milizia ma una malizia....e che questi "cavalieri" non militavano affatto per Dio, ma per il diavolo. I Templari, al contrario, erano un ordine religioso, combattevano per la loro fede e per la gloria di Dio, non per conquistare una fama personale.
Ma c'è dell'altro. I Templari erano nettamente superiori a tutti gli altri cavalieri perché la guerra che combattevano era in realtà da intendersi in senso duplice, proprio perché duplice era la natura stessa dell'Ordine: guerriera e monastica. Infatti esisteva una guerra esteriore, combattuta con la spada contro gli infedeli; ma questa guerra andava considerata quasi come una manifestazione di un'altro tipo di "guerra", ben più importante della prima, e che si svolgeva nell'interiorità. Una guerra combattuta contro le passioni, contro i "demoni", e, in generale, contro gli elementi che allontanavano da Dio. Lo stesso San Bernardo scriveva riferendosi ai Templari: "Essi combattono una duplice battaglia, sia contro la carne e il sangue, sia contro gli spiriti maligni del mondo invisibile". Se l’armatura esterna, utilizzata per difendersi dai colpi del nemico, era fatta di metallo, l’armatura “interna” era invece costituita dalla Fede del cavaliere: “Quando giunge la battaglia essi si armano dentro con la fede e fuori col ferro”.

22 maggio 2011

L'arca, simbolo della Chiesa


Nella tradizione cristiana l’arca di Noè viene spesso intesa come un simbolo della Chiesa stessa. Quest’ultima, infatti, trasporta dei passeggeri (cioè i fedeli), e al suo interno custodisce un bagaglio di inestimabile valore, costituito in primo luogo dagli insegnamenti di Cristo, e anche da una grande dottrina, da antichi simboli e riti. La navigazione dell'arca non è ovviamente sempre facile o esente da pericoli, e così anche la Chiesa è vista come “viandante in questo fluire di tempi malvagi, simile a un diluvio” (1). A volte la tempesta all'esterno può farsi molto violenta, ma non per questo il tesoro che viene custodito all'interno diminuisce di valore.

Anche le singole parti dell'arca vengono prese in esame ed accostate ad elementi della Chiesa. Così i tre livelli di cui è composta l'imbarcazione possono simboleggiare le tre virtù teologali (Fede, Speranza e Carità). La porta d’entrata, presente sul lato dell’arca, rappresenta invece il battesimo, tramite il quale la persona entra nella Chiesa; ma essa simboleggia anche “la ferita con cui fu trafitto il costato del Crocifisso... perché da lì sgorgano i sacramenti con cui sono iniziati i credenti (2)”. Secondo la Bibbia (Gn 6, 15) l'arca è anche alta trenta cubiti, così come trenta erano gli anni di Cristo quando cominciò a predicare il Suo Vangelo (3).
L'arca è inoltre uno strumento di salvezza, anche perchè secondo la narrazione della Genesi solo chi si trovava al suo interno sopravvisse al diluvio universale; allo stesso modo la Chiesa ha da sempre ribadito come solo in essa l'uomo possa trovare la salvezza spirituale (la famosa frase che sintetizza questo concetto è "nulla salus extra Ecclesiam, nessuna salvezza fuori dalla Chiesa")
Quest’interpretazione, ovviamente, non nega il valore storico del racconto dell’Arca di Noè; non si può porre in contrasto con esso perchè i due modi di lettura (letterale e simbolico) si collocano su due piani differenti. Si può comunque notare come nella tradizione Cristiana si tenda spesso ad interpretare l’Antico Testamento alla luce ed in funzione del Nuovo. La parola di Cristo, ovviamente, ha una rilevanza maggiore e ciò che nel tempo viene prima di essa costituisce una sorta di “preparazione” alla venuta del Salvatore. La storia dell’arca quindi, pur essendo contenuta nel vecchio testamento, costituisce una prefigurazione ed un simbolo della Sua Chiesa.
------------- 
Note:
(1) Agostino, La Città di Dio, XV, 26
(2) Agostino, La Città di Dio, XV, 26
(3) Agostino, Contro Fausto Manicheo, XII, 14

9 maggio 2011

Pax Deorum


Secondo gli antichi romani esisteva un particolare rapporto di equilibrio tra gli uomini e gli dei. Questo rapporto prendeva il nome di pax deorum, pace degli dei, ed implicava che gli uomini, all'interno della società, rispettassero determinate regole. Fin tanto che queste venivano fedelmente osservate, gli dei assicuravano la loro protezione - sia ai singoli individui che alla civitas nel suo insieme - , garantivano buoni raccolti e tenevano lontane le pestilenze. Ma nel caso in cui gli uomini si fossero comportati in maniera empia, questo prezioso equilbrio di sarebbe potuto rompere, scatenando così l'ira degli dei. Era quindi molto importante che le leggi fossero conosciute ed applicate nel modo giusto. In epoca arcaica non esistevano però norme scritte: gli unici autorizzati ad "interpretare" le leggi tradizionali (mores) erano quindi i sacerdoti del collegio pontificale (i pontefici). Questi, conoscedo i "principi superiori", erano in grado di suggerire quali fossero i giusti comportamenti da tenere, sia nel campo religioso che in quello sociale, perchè la pax deorum fosse mantenuta. Del resto, l'etimologia della parola "Pontefice" (da pontem facere, fare il ponte) ricorda che il sacerdote era colui che poteva autorizzare e dirigere la simbolica arte della costruzione del ponte, perchè in qualche modo egli stesso fungeva da "ponte" (cioè da mediatore) tra gli uomini ed il divino. Fondamentalmente il potere dei sacerdoti di interpretare le leggi si spiega proprio considerando il loro ruolo di "intermediari".

Quest'autorità dei pontefici subì però un graduale processo di sgretolamento, che cominciò ad essere evidente già nella seconda metà del V secolo a. C. (con la codificazione delle XII Tavole), e che diede vita ad una sorta di "giurisprudenza laica", slegata (almeno in parte) dalla religione. In questo modo la legge perse in gran parte il valore "sacrale" che aveva in origine, ma, nonostante questo, il concetto di Pax Deorum rimase vivo per molto tempo, tanto che ad esso veniva data una certa importanza ancora in epoca imperiale.

Il rispetto della pax deorum aveva le sue conseguenze: per evitare che l'ira degli dei si abbattesse sull'intera cittadinanza, chi si macchiava dei crimini più gravi (rischiando così di rompere questo equilibrio), doveva essere dichiarato "homo sacer". Non è facile tradurre questa espressione (letteralmente "uomo sacro"), anche perchè in latino la parola sacer significa sia "sacro" che "maledetto". Si può dire che egli diveniva un uomo "sacro", nel senso che la sua sorte era affidata alla volontà degli dei, che probabilmente lo avrebbero colpito con mille sciagure, lo avrebbero fatto diventare pazzo o lo avrebbero ucciso. Ma egli era anche l' uomo maledetto, perchè chiunque (ignorando la sua condizione) lo avesse ucciso non poteva essere accusato di omicidio; in tal modo gli veniva rifiutata la giustizia anche da morto.

Dal concetto di Pax Deorum deriva (più o meno direttamente) anche quello del bellum iustum (cioè della “guerra giusta”). Teoricamente, per mantenere  il consenso divino, la guerra doveva essere dichiarata seguendo precise regole, e non doveva mai essere intrapresa per futili motivi; in caso contrario la guerra diveniva ingiusta ed empia. Un simile concetto fu però applicato sempre più raramente, soprattutto a partire dalla fine dell'età repubblicana: già allora, un banale pretesto era sufficiente per scatenare vasti conflitti con le popolazioni straniere, o addirittura sanguinosissime guerre civili che, come scopo, avevano esclusivamente la conquista del potere politico.

2 maggio 2011

È morto Bin Laden (di nuovo)

Dopo essere stato il più grande ricercato del mondo per quasi dieci anni, è morto di nuovo Osama Bin Laden... e a quanto pare questa volta lo hanno voluto fare morire definitivamente. Il suo corpo è stato gettato in mare e di esso non v'è più minima traccia. L'unica foto finora diffusa del suo cadavere è palesemente falsa. Ma del resto, è giusto concludere con una menzogna una storia iniziata con la menzogna e che si basa solo sulla menzogna. Almeno da questo punto di vista è stata dimostrata un'incredibile coerenza.

18 aprile 2011

Il Vaticano tra complotti e Babilonie


Premessa

Scrivo questo post prendendo spunto da alcuni articoli che ultimamente girano per la rete in ambienti "complottisti", nei quali gli autori vorrebbero dimostrare il carattere "satanico" del Vaticano e di tutta la religione cattolica. La tesi centrale è proprio questa: il cattolicesimo non sarebbe altro che un culto neo-pagano-babilonese, i cui capi sarebbero i principali fautori del Nuovo Ordine Mondiale. La Chiesa di Roma sarebbe inoltre "Babilonia", la grande prostituta che viene descritta nell'Apocalisse di Giovanni. Questo ultimo punto è in realtà molto poco "originale", ma avrò modo di analizzarlo meglio più avanti. Tengo comunque a sottolineare il fatto che questo post non è in alcun modo un "attacco" nei confronti delle persone che hanno diffuso tali articoli, anche perché queste persone non le conosco. Semplicemente desidero qui chiarire alcuni punti della questione, mostrando il mio punto di vista.

La Chiesa di Roma oggi

Credo sia fuori da ogni discussione che la Chiesa cattolica abbia oggi, al suo interno, numerosi e gravi problemi. Di sicuro la condotta di alcuni membri del clero non è esemplare, ma penso che si debba stare ben attenti a non confondere gli atteggiamenti o le dichiarazioni di singoli sacerdoti con l'intera dottrina catolica e con gli autentici insegnamenti della Chiesa. Sono due cose fondamentalmente distinte, e che vanno tenute distinte: non è dalle azioni di un uomo, fosse anche il papa, che si può dedurre se una dottrina è in sè genuina o meno. Inoltre mi preme sottolineare che nel caso dei preti pedofili (faccio questo esempio solo perché è evidentemente il più noto) stiamo parlando di persone che, con i loro crimini, hanno rinnegato in tutto e per tutto la loro fede. Spero comunque che questo punto sia ora sufficientemente chiaro: le azioni dei singoli individui non possono intaccare una dottrina che, per sua natura, è sovrumana.

È altrettanto vero però che la Chiesa, come istituzione, non si trova in ottime condizioni. Ma bisogna tener presente che la triste situazione attuale è stata ottenuta, almeno in parte, da forze esterne alla Chiesa, che hanno voluto (e vogliono) letteralmente sgretolarla. Il passo più decisivo in questo senso è stato fatto con il Concilio Vaticano II (conclusosi nel 1965), che ha apportato alla Chiesa grandi e gravi modifiche; queste ultime non consistono soltanto nell'eliminazione (di fatto) del latino come lingua liturgica, come oggi molti credono. Basti pensare che sono stati introdotti alcuni cambiamenti anche all'interno dei riti, o al fatto che le moderne chiese post-conciliari assomiglino molto più a capannoni industriali che ad autentici luoghi di culto. Questo tentativo di "protestantizzare" la Chiesa cattolica è stato portato avanti, molto probabilmente, da forze esterne al cattolicesimo; l'obbiettivo è chiaramente quello di indebolire la Chiesa, non certo quello di farla diventare una super-potenza del Nuovo Ordine Mondiale. Tra l'altro, credo che a chi vede il Vaticano come il movimento a capo del "complotto globale" manchino prima di tutto alcune conoscenze storiche. Già a partire dalla fine del medioevo, infatti, la Chiesa cominciò a perdere parte del suo potere; questo processo di indebolimento non si è mai arrestato, e continua tuttora in maniera piuttosto accelerata. Ora, davvero è credibile l'ipotesi secondo la quale chi è a capo di un complotto mondiale ha un grandissimo interesse ad indebolire il suo stesso potere? In tutta sincerità, dal punto di vista logico, questa teoria mi sembra un po' debole.

Tra impero romano e antica Babilonia

Un altro punto contestabile di questa tesi è che, stando ad essa, la Chiesa cattolica costituirebbe una sorta di nuovo impero romano-babilonese [ :D ].
Sinceramente non ho ben compreso quale grande correlazione ci sarebbe tra l'impero romano e l'antica Babilonia, ma cerchiamo di procedere con ordine. Effettivamente c'è una certa continuità storica e culturale tra l'impero romano e la Chiesa: quest'ultima nasce infatti proprio all'interno dell'impero romano, la sua sede è a Roma, la sua lingua ufficiale è il latino, e non è certo un caso se il papa viene chiamato anche pontefice. È questo un fatto che molto spesso viene trascurato, ma al di là di questo mi sembra un'esagerazione dire che la Chiesa è oggi un "impero", anche perché il suo domino temporale si estende solo entro i confini dello stato Vaticano.
Se vogliamo chiamare il Vaticano un "impero", facciamolo pure, ma forse così si ingigantisce un po' la realtà delle cose.

Quanto al collegamento tra la Babilonia antica ed il cattolicesimo, non vengono in realtà portate grandi prove a sostegno di questa tesi: l'unica "prova" consiste nella convinzione che il culto della Vergine Maria sia derivato dalle antiche religioni mesopotamiche, che prevedevano anche la venerazione di alcune divinità femminili. Di questi culti femminili avevo già detto qualcosa (rimando quindi a questo articolo); avevo sottolineato come tali culti fossero legati alla fertilità, e come spesso ad essi fosse legata la pratica della cosiddetta "prostituzione sacra". Il culto della Madonna è invece, semmai, qualcosa di opposto. Anche tralasciando il fatto (non irrilevante) che Maria nel cattolicesimo non è considerata come una dea, credo che chiunque arrivi da solo a comprendere che "verginità" (e quindi "purezza") e prostituzione siano due cose completamente diverse ed in perfetta antitesi tra di loro. Ed è così non solo per la morale cristiana, visto che anche lo storico greco Erodoto di Alicarnasso descrive la pratica della prostituzione sacra, con un certo disgusto, dicendo che essa è l’uso più riprovevole dei babilonesi” (Erodoto, Storie I, 199). Anche dal punto di vista storico è poco credibile che alcuni culti mesopotamici, una volta giunti a Roma, siano stati accettati dai primi cristiani in virtù di uno spirito sincretista. È anche vero che vero che alcune rappresentazioni della Vergine sul trono possono in certi casi ricordare alcune raffigurazioni di divinità precedenti il cristianesimo, ma bisogna tenere presenti due aspetti importanti: il primo è che effettivamente, da un punto di vista pratico, non esistono moltissimi modi di raffigurare una donna seduta (sia che si tratti una dea, della Vergine, o anche di una donna comune). È chiaro quindi che le sculture e i dipinti risulteranno in questo modo assai simili tra loro, e non c'è in questo alcun mistero. La seconda cosa da ricordare è che nella religione ebraica era ed è vietata la rappresentazione della figura umana (le sinagoghe infatti non contengono statue, dipinti, icone, e simili). Col cristianesimo questo divieto venne meno, ma i primi cristiani, ovviamente, non poterono ispirarsi alla cultura ebraica per le loro immagini sacre. È anche plausibile quindi che in alcuni casi sia stato preso spunto da delle tradizioni precedenti (e "pagane"). Ma ciò non significa che l'operazione sia di per sé illecita, soprattutto quando il significato che viene attribuito all'immagine è profondamente diverso (e in questo caso lo è). Anche in quest'ultima situazione, però, non vedo perché mai un eventuale "spunto" debba essere stato preso per forza dall'antica Babilonia, che risulta una realtà particolarmente distante dal cristianesimo, sotto ogni punto di vista.

Babilonia nell'Apocalisse

Come ho accennato nella premessa, chi sostiene questa teoria afferma che la Chiesa cattolica sia il personaggio che nel testo apocalittico viene chiamato “Babilonia” e “la grande prostituta”. Questo tipo di interpretazione in realtà non è affatto nuova, e si è già diffusa in passato tra i movimenti “pauperistici” e tra le sette protestanti. Il più delle volte il solo motivo per cui questa figura biblica viene accostata alla Chiesa di Roma (o addirittura all'intera Urbe) è che nell'Apocalisse c'è scritto che essa si trova su sette teste, le quali rappresentano sette colli. Ma Roma non è l'unica città fondata su sette colli, ed inoltre non bisogna prendere tutto così alla lettera: se c'è scritto che le teste sono dei monti, questo non significa che la parola "monte" non sia da vedere in senso simbolico.
Questo tipo di esegesi, tra l’altro, oltre ad essere piuttosto "grossolana" è anche illogica: se la Chiesa venisse considerata in maniera negativa dall'Autore dell'Apocalisse, per quale ragione all'inizio del libro della Rivelazione (più precisamente nel secondo capitolo) ci sarebbero dei "messaggi" indirizzati "alle sette Chiese d'Asia"? Lo stesso Giovanni inoltre faceva parte della Chiesa e non è perciò molto plausibile l'ipotesi che egli chiami "Babilonia" e "la grande meretrice" la Chiesa di cui faceva parte ("Babilonia" non sta ad indicare nemmeno la "Chiesa degenerata", come vorrebbero alcuni, anche perché, volendosi attenere alle Scritture, la degenerazione non può essere totale, visto che nel Vangelo si legge che "le porte degli inferi non prevarranno contro di essa"). Personalmente quindi non credo affatto che la Babilonia dell’Apocalisse sia la Chiesa cattolica. Non ho comunque la pretesa di dire cosa sia esattamente Babilonia, anche perchè non è detto che essa “esista già”. Identificarla con qualunque cosa esistente oggi, potrebbe implicitamente significare che “i tempi sono vicini”...e questo non lo può sapere nessuno.

Conclusione

Come ho già detto, credo che la Chiesa abbia oggi molti problemi; questo non cambia però il fatto che i suoi veri insegnamenti possano essere ancora validi. Per quanto bui possano essere i tempi attuali, non penso affatto che il cattolicesimo sia un “movimento” a capo del “complotto mondiale”, nè tantomeno una religione “satanica” o “neo-babilonese”.

Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam et portae inferi non praevalebunt adversus eam.

----------
Articoli correlati:
Rosacroce e Gesuiti