14 dicembre 2011

Arte medievale e rinascimentale a confronto


Da Il mistero delle cattedrali di Fulcanelli
"Gli artisti, trascinati dalla grande corrente di decadenza che ebbe sotto François I il nome paradossale di Renaissance  (Rinascimento), incapaci d'uno sforzo creativo eguale a quello dei loro antenati, completamente all'oscuro della simbologia medioevale, si dedicarono alla riproduzione di opere bastarde, senza gusto né carattere, senza pensiero esoterico, invece di continuare e sviluppare l'ammirevole e sana creatività francese.  Architetti, pittori, scultori, preferendo la loro gloria a quella dell'Arte, si ispirarono agli antichi modelli contraffatti in Italia. I costruttori del medioevo erano ricchi di fede e modestia. Artigiani anonimi di puri capolavori, essi costruirono per la Verità, per l'affermazione del loro ideale, per diffondere la nobiltà della loro scienza. Quelli del Rinascimento, invece, preoccupati soprattutto della loro personalità, gelosi del proprio valore, costruirono per rendere famoso il loro nome alla posterità. Il medioevo deve il proprio splendore all'originalità delle proprie creazioni; il Rinascimento deve la sua moda alla servile fedeltà delle sue copie. Là un pensiero, qui una moda. Da un lato, il genio; dall'altro, il talento. Nell'opera gotica, la tecnica resta sottomessa all'Idea: mentre nell'opera rinascimentale la tecnica domina e cancella l'Idea. L'una parla al cuore, al cervello, all'anima: è il trionfo dello spirito; l'altra si rivolge ai sensi: è la glorificazione della materia. Dal XII al XV secolo, povertà di mezzi ma ricchezza d'espressione; a partire dal XVI, bellezza plastica, mediocrità d'invenzione. I mastri medioevali seppero animare il comune calcare; gli artisti del Rinascimento lasciarono il marmo freddo ed inerte. L'antagonismo di questi due periodi, nati da concezioni opposte, spiega il disprezzo del Rinascimento e la sua profonda ripugnanza per tutto quello che era gotico. Un tale stato di spirito doveva risultare fatale all'opera del medioevo; e sono dovute proprio ad esso le numerosissime mulilazioni che oggi dobbiamo deplorare."

29 novembre 2011

L'iniziazione alla cavalleria nel Perceval


I romanzi medievali sul Graal possono essere sicuramente apprezzati per diversi motivi, quali la trama, lo stile, o i dialoghi inverosimili (e abbastanza divertenti) che in essi abbondano. Accanto a tutti questi elementi si possono trovare però anche tracce di un preciso simbolismo che, a seconda dei casi, risulta essere più o meno evidente, ma che è comunque presente.
La cosa non dovrebbe stupire più di tanto anche perché la cavalleria, che in questi racconti costituisce uno degli argomenti centrali, durante il Medioevo era una delle principali forme dell'iniziazione cristiana. A tal proposito, può essere curioso notare di sfuggita come uno dei più grandi autori di questi romanzi, Chretien de Troyes, sia nato proprio nella cittadina in cui nel 1128 si svolse il famoso concilio della Chiesa cattolica che approvò l'ordine e la regola dei cavalieri Templari.

Gli elementi simbolici a cui mi riferivo poc'anzi sono ovviamente presenti anche nel famoso Percaval, fin dall'inizio del racconto. Qui il protagonista (Perceval) viene inizialmente presentato come un ragazzo di campagna che non ha ancora un nome preciso, è piuttosto ingenuo, ed è completamente ignorante su tutto ciò che riguarda i buoni costumi della cavalleria; anzi, in vita sua non ha mai visto un cavaliere, dal momento che la madre per la paura di perderlo ha sempre cercato di tenerlo lontano dai militi e dai fatti d'arme. Perceval, inoltre, è sempre vissuto ai margini della Guasta Foresta (detta anche Foresta Desolata), che è il punto di partenza delle sue avventure, e che corrisponde simbolicamente alla "selva oscura" nella quale si troverà Dante all'inizio della sua Commedia. La rozzezza e l'ingenuità del ragazzo sottolineano poi come Perceval sia ancora una sorta di "pietra grezza", non ancora lavorata: il protagonista partirà dunque per cercare l'iniziazione alla cavalleria, che, dopo alcune peripezie, gli verrà concessa da un vassallo. Questi lo accoglie amichevolmente nel suo castello, gli insegna a combattere con la lancia e con la spada, lo istruisce sui nobili costumi e gli spiega come dovrebbe svolgersi un duello leale.

Perceval impara in fretta, e ben presto "tiene la lancia e lo scudo con tanta abilità come se avesse passato i suoi giorni nei tornei e nelle guerre". Il vassallo, dopo alcuni giorni, decide allora di concedergli  l'iniziazione: lo veste, gli calza lo sperone destro e gli cinge la spada al fianco. La consegna (cioè la "tradizione", nel senso etimologico del termine) della spada simboleggia l'avvenuta investitura: "«Consegnandovi la spada» gli dice, «vi conferisco l'ordine della cavalleria, che non tollera alcuna bassezza»". Vien fatto così un nuovo cavaliere cristiano; il rito si conclude, ma non prima di aver formulato un solenne invito al silenzio: «Guardatevi dal parlar troppo: a colui che non sa trattenere la lingua, spesso sfuggono parole che possono essere considerate villanie. Questo dicono i saggi: troppe parole, peccato sicuro; rifuggite dunque questo peccato».

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12 novembre 2011

La dichiarazione dei diritti degli animali

Un camaleonte che chiede maggiori diritti e più zoocrazia
Questa dichiarazione [...] pone esplicitamente all'articolo 2 la premessa minore che l'uomo è un animale come gli altri. Se ne trae la conclusione che l'uomo ha pari diritti di un topo di fogna, di una mosca, di una zanzara o di una cimice
Epiphanius, Massoneria e sette segrete, pag. 937

Questo commento di Epiphanius alla “ Dichiarazione universale dei diritti degli animali” potrebbe apparire a prima vista esagerato o, al limite, potrebbe anche suscitare dell'ilarità. Si tratta però di un'affermazione che rispecchia in tutto e per tutto lo spirito e il contenuto della suddetta dichiarazione, proclamata dall'Unesco a Parigi nell'anno 1975. La dichiarazione non è molto conosciuta, se non tra gli animalisti e tra qualche “complottista” e, secondo Epiphanius, essa è stata resa poco nota proprio per ragioni di prudenza, considerato il suo contenuto. Questa carta, in effetti, non si limita ad attribuire agli animali un generico diritto alla tutela, ma mette esplicitamente questi ultimi sullo stesso piano degli esseri umani.
L'articolo 1 infatti stabilisce che “Tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all'esistenza”; e l'articolo 2 recita:  “a) ogni animale ha diritto al rispetto; b) l'uomo, in quanto specie animale, non può attribuirsi il diritto di sterminare gli altri animali o di sfruttarli violando questo diritto. Egli ha il dovere di mettere le sue conoscenze al servizio degli animali”.

Se tutti gli animali sono uguali fra loro, e se a sua volta l'uomo è una specie animale, logica vuole che l'uomo abbia esattamente gli stessi diritti degli altri animali, se non minori, visto che egli deve mettere se stesso e le proprie conoscenze al serivizio delle altre specie. E, sia ben chiaro, non si sta parlando degli "animali domestici" o magari dei "mammiferi"; si sta parlando di tutti gli animali, anche delle mosche. Questo tipo di logica, del resto, sembra essere accettato anche dalla legge italiana, visto che il Codice Penale (Art. 544-ter.) arriva a prevedere la reclusione da tre mesi ad un anno (o una multa da 3.000 a 15.000 euro) per chi maltratti gli animali "senza necessità", senza però specificare quale tipo di animali. Perciò in futuro si faccia attenzione, perchè anche uccidere una zanzara potrebbe costare molto caro.

Si potrebbe proseguire a lungo con questa critica, analizzando le non-logiche ambientaliste punto per punto. Invece di dilungarmi, preferisco però concludere con una domanda: l'ambientalismo cerca di umanizzare gli animali, o di animalizzare l'uomo?

7 novembre 2011

Li liberi muratori e i loro complotti


"A gran ragione pertanto hanno molti affermato che fu assai men perniciosa l'ignoranza degli Antichi, di quel che sia utile la scienza de' Moderni. Di fatti ove mai è stata innondata l'Europa, quanto nell'età nostra da Diavoli di London, Vampiri, Zifli, Rosecroci, Convulsionari, Magnetici, e Cabalistici? Li Liberi Murtori moltiplicati a furore, e li così detti Illuminati cosa hanno in oggetto co' loro Complotti, Segreti, Evocazioni, e ridicoli riti?"

Giovanni Barberi, Vita e gesta di Giuseppe Balsamo, denominato il Conte Cagliostro, Venezia, 1791

17 ottobre 2011

Sul quadrato del Sator


Nella puntata di ieri di Mistero, uno dei servizi era dedicato al misterioso quadrato del Sator. Come c'era da aspettarsi, il serivizio era infarcito di castronerie (per esempio è stato detto che il quadrato può essere letto, allo stesso modo, in orizzontale, in verticale e...in diagonale! Basta guardare il quadrato per rendersi conto che non è così), e lasciamo pure perdere i vari collegamenti che sono stati fatti tra questo simbolo e l'occultismo.
Tuttavia, nel corso del servizio, qualche informazione corretta ed interessante è stata data. Prima di tutto bisogna precisare però che stiamo parlando di un simbolo cristiano (anche perchè esso è stato ritrovato sulle pareti di diverse chiese medievali) e che solo in quest'ottica esso può essere realmente compreso. A tal proposito è suggestiva l'interpretazione secondo la quale la scritta costituirebbe una sorta di anagramma di due Pater Noster incrociati, con l'aggiunta di due A e due O (corrispondenti all'alfa e all'omega dell'alfabeto greco).

Per quanto riguarda la traduzione del quadrato, quella più probabile è forse questa: "il Seminatore sul carro tiene (regge) con cura le ruote". La frase è apparentemente senza senso, e lo è a maggior ragione quando per ruote si intendono le ruote del carro. Le ruote possono invece simboleggaire le grandi ruote, cioè le orbite dei corpi celesti che con i loro influssi determiano il fato, nel mondo del divenire (ed il divenire, a sua volta, può essere simbolicamente rappresentato da un moto rotatorio). Secondo la concezione cristiana, però, non esiste solo il destino, perchè in tal modo si cadrebbe in una visione deterministica, che sarebbe per forze di cose errata. Infatti esiste anche la volontà umana, che viene esercitata con il libero arbitrio, ed esiste soprattutto la Provvidenza. Ecco perchè Il Semionatore (cioè Cristo) "regge le ruote": non lascia il mondo in balia del destino, ma lo governa dall'alto.
Quest'interpretazione mi è stata suggerita giusto qualche giorno fa da alcuni versi di Dante, che casualmente mi erano caduti sotto gli occhi, e per i quali avevo intenzione di scrivere un post su questo argomento nei giorni seguenti. Mistero è riuscito a battermi sul tempo (quale infamia!), ma almeno gli è sfuggita questa chicca:

"Non pur per ovra de le rote magne,
che drizzan ciascun seme ad alcun fine
secondo che le stelle son compagne,
ma per larghezza di grazie divine,
che sì alti vapori hanno a lor piova,
che nostre viste là non van vicine,
questi fu tal ne la sua vita nova..."
(Dante, Purgatorio XXX, 109-115)

Il significato di queste parole è il seguente: "Dante (questi) è stato quel che è stato nella sua vita nuova (fu tal ne la sua vita nova) non solo per l'azione dei corpi celesti (l'ovra de le rote magne), che inclinano ogni individuo al suo fine (che drizzan ciascun seme ad alcun fine) a seconda della sua costellazione (secondo che le stelle son compagne), ma anche per l'intervento della divina Provvidenza e per l'abbondanza di grazie (ma per larghezza di grazie divine)". Se aggiungiamo che queste parole vengono dette da Beatrice, in cima al monte del Purgatorio, mentre ella si trova su di un carro, forse possiamo dire che non si tratti del tutto di una coincidenza.
Comprendo comunque che alcuni possano stupirsi di come certi concetti, legati all'astronomia o addirittura all'astrologia, vengano ad intrecciarsi con la religione e la teologia. Questo fatto per un uomo medievale era però del tutto normale, ed anzi erano gli stessi teologi (incluso S. Tommaso d'Aquino) a discutere di simili argomenti  (si veda a tal proposito Sapiens Dominabitur Astris).

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12 ottobre 2011

Gog, Magog e la grande muraglia


Secondo la tradizione cristiana, Gog e Magog sono due popolazioni "barbariche" e cruente che verso la fine dei tempi porteranno in tutto il mondo la loro devastazione. Alcune leggende sostengono che questi popoli siano particolarmente mostruosi, che si cibino di altri esseri umani e di serpenti, o che siano composti da individui di enormi dimensioni; queste descrizioni rimarcano chiaramente il carattere "diabolico" di tali stirpi, le quali, per certi versi, richiamano alla mente i titani della mitologia greca, esseri giganteschi destinati a vivere negli abissi del Tartaro (cioè negli "inferi") dopo la titanomachia. Le leggende raccontano anche che questi popoli, provenienti dall'Asia, in tempi passati avevano già provato ad invadere l'Europa, ma che erano state fermate dall'intervento provvidenziale di Alessandro Magno. Questi, avevndo intuito la pericolosità di Gog e Magog, aveva fatto costruire una grande muraglia (situata in mezzo a due alte montagne, le "mammelle del Nord"), con la funzione di arginare le orde ed evitare che esse si riversassero nel mondo occidentale. Prima o poi, però, anche la grande muraglia sarà destinata a crollare, e allora i popoli di Gog e Magog, saranno in apparenza liberi di attuare le loro scorrerie, di "assediare le città dei santi" (così come, secondo il libro dell'Apocalisse, potranno cingere "d'assedio l'accampamento dei santi e la città diletta") e, forse, di attaccare anche la città di Roma. Questo trionfo delle forze "infernali", potrà essere però soltanto momentaneo ed illusorio, perchè esse verranno nuovamente sconfitte, quando sulla terra verrà ristabilito l'ordine normale delle cose.
Nel corso dei secoli si è anche tentato di individuare Gog e Magog, e di farle coincidere con le varie popolazioni barbariche che hanno messo in pericolo la cristianità o il mondo occidentale. In una porospettiva meta-storica si può dire che in effetti alcune di queste popolazioni incarnarono questo principio "malefico", compiendo una vera e propria opera di dissoluzione, distruggendo ad esempio quel che rimaneva dell'impero romano. Sotto certi aspetti potevano essere così realmente considerate una prefigurazione delle terribili orde bibliche. Bisogna anche aggiungere però che le invasioni di Gog e Magog, dal punto di vista simbolico, possono alludere anche all' "invasione" (non meno pericolosa), attuata dalle forze psichiche del più basso livello sul nostro mondo. La grande muraglia edificata da Alessandro può allora simboleggiare tutto ciò che ci protegge da simili influenze nefaste... il perciolo consiste invece in aprire varchi che non dovrebbero essere aperti.

22 settembre 2011

Rosacroce e Gesuiti


Premessa

Nell'ambito delle teorie del complotto sembra avere un discreto successo la tesi secondo la quale l'ordine dei gesuiti sarebbe a capo del "governo occulto", con lo scopo di instaurare un Nuovo Ordine Mondiale. Già avevo avuto occasione di analizzare una teoria abbastanza simile, che accusa invece il cattolicesimo di essere una religione "satanica", al vertice della cospirazione globale (rimando quindi a Il Vaticano tra complotti e Babilonie). Il "filone gesuita", molto in voga sia tra i movimenti anticristiani che tra le sette protestanti, a mio parere non è molto più fondato da un punto di vista storico; inoltre le pretese "prove" che vengono mostrate sono molto spesso ridicole, e non possono essere prese sul serio: mi riferisco in particolar modo a certe citazioni, che vengono tratte da discorsi di alcuni personaggi (tra i quali troviamo anche Napoleone Bonaparte) che furono noti massoni e anticattolici.

A volte viene giustamente detto che Weisshaupt, il fondatore degli Illuminati di Baviera, da giovane fu istruito dai gesuiti. Questa informazione è esatta, ma perchè quando viene riportata non viene detto anche che Weisshaupt alimentò in seguito un vero e proprio odio nei confronti della Compagnia di Gesù e della religione cattolica, tanto da dare un'impostazione fortemente antireligiosa al suo nuovo ordine? Se invece si vuole andare un po' più in fondo alla faccenda, si arriverà anche alla conclusione che l'ordine dei gesuiti fu il primo ad opporsi a certi movimenti occultistici seicenteschi, che tra gli scopi avevano proprio l'edificazione di quello che oggi chiameremmo "Nuovo Ordine Mondiale", e che già allora cominciavano a diffondere certe voci su un imminente "risveglio spirituale".



Rosacroce, riforme e nuova era

 Johann Valentin Andreae,
pastore protestante ed
autore delle "Nozze chimiche". 
Nei primi decenni del XVII secolo si diffusero per l'Europa (soprattutto in Germania e in Francia) diversi scritti dal carattere più o meno esoterico, i cui autori, inizialmente anonimi, sostenevano di appartenere ad una società segreta, denominata "Rosa Croce" (anche se il nome di questa società appariva più spesso siglato R. C.). Non è comunque molto facile stabilire se questa società sia stato il risultato di una degenerescenza di qualche organizzazione iniziatica medievale, o se essa sia stata creata in tempi più recenti e abbia semplicemente fatto propri (per non dire "usurpato") certi simboli provenienti dall'ermetismo cristiano. Fatto sta che la società che comparve agli inizi del '600 con il nome di "Rosa Croce" era fortemente deviata e mossa da un certo interesse per l'occultismo e la magia. Tra i suoi obbiettivi principali c'erano anche quelli di costruire un "nuovo mondo", e di portare un grande rinnovamento spirituale. Questo rinnovamento, a detta dei Rosa Croce, doveva passare per l'eliminazione della Chiesa Cattolica e dei "papisti ingannatori"; essi, già nei loro primi manifesti, profetizzavano infatti "il giorno in cui le bocche di quelle serpi saran tappate e il Triregno [la tiara papale, ndJ] rovinerà" (Confessio Fraternitatis, 1615). L'intero mondo doveva essere riformato, da un punto di vista sociale, politico e religioso; anzi, negli scritti Rosacrociani si parla addirittura di "Riforma universale e generale dell'intero universo".

Questo spirito di riforma, che animava la setta dei Rosa Croce, ha le sue origini nel movimento protestante, e non è certo un caso se diversi membri della società segreta erano contemporaneamente anche pastori e teologi luterani. Il caso più eclatante è forse quello di Johann Valentin Andreae, il quale nella sua autobiografia ammise a chiare lettere di avere avuto un ruolo di rilievo nella faccenda dei Rosacroce e di essere stato l'autore delle "Nozze chimiche di Christian Rosencreutz", pubblicate a Strasburgo nel 1616. La misteriosa confraternita condivideva dunque con il luteranesimo (e, diciamolo pure, con la maggior parte dei movimenti spiritualistici) uno stato di "perenne millenarismo", in base al quale in ogni momento si attendeva la fine del mondo e l'avvento di una nuova era, caratterizzata da un rinnovamento spirituale. (In tutto questo non si può evitare di notare l'esistenza di qualche analogia con la moderna new age)

L'opposizione dei Gesuiti

Già nel primo documento pubblicato dai Rosacrociani (nell'anno 1614) comparivano delle pesanti accuse rivolte ai Gesuiti, i quali avrebbero ingiustamente fatto arrestare e imprigionare un certo Adam Haselmeyer. Questi era stato denunciato (secondo i Rosacroce) per aver ricevuto e letto un manoscritto del 1610 della Fama Fraternitatis, e di aver risposto ai membri della confraternita con una lettera nella quale egli  profetizza la venuta di un "tempo dell'impero dello Spirito Santo", la caduta del clero cattolico, del papa e di tutta la sua "cavalleria babilonese", identificata con i gesuiti.  Il tempo dello Spirito Santo di cui parlava Adam Haselmeyer, o chi  per lui, non era altro in fondo che la "nuova era"; infatti venivano qui riprese le terminologie di Gioacchino da Fiore, secondo il quale la nuova era dello Spirito Santo avrebbe superato le precedenti ere "del Padre" e "del Figlio", coincidenti rispettivamente con il periodo vetero-testamentario (quindi con la religione ebraica) e con quello del Nuovo Testamento (dunque con la religione cattolica), portando un grande rinnovamento spirituale.  

Comunque sia, da parte della Compagnia di Gesù ci fu realmente una certa opposizione nei confronti dei Rosacroce, sebbene essa sia attestata con certezza solo qualche anno più avanti.
In particolare padre François Garasse derideva i Rosacrociani, chiamandoli "i Fratelli ubriaconi", e dichiarando che non ci sarebbe stato "supplizio bastevole" nel caso in cui essi fossero stati riconosciuti "colpevoli, malvagi e messi agli arresti per stregoneria, cialtroneria e complotto pregiudizievole alla religione, agli Stati e ai buoni costumi".

Anche il gesuita Jacques Gaultier denunciava, piuttosto aspramente, quella "setta segreta in voga da qualche anno in Germania, ancora poco conosciuta per il fatto che i suoi accoliti seminano di nascosto il veleno, prendendo accurate precauzioni per non farsi scoprire".
Commentava inoltre le opere Rosacrociane dicendo:
"Tutte queste affermazioni, alcune enigmatiche, altre temerarie, alcune eretiche, altre sospette di stregoneria, ci fanno supporre che la sedicente confraternita non sia così antica come vuol far credere, che anzi sia una giovane ramificazione del Luteranesimo, contaminato per opera di satana da empirismo e magia, al fine di ingannare più facilmente gli animi volubili e curiosi.". Da tutto ciò si può dedurre come gli appartenenti alla società segreta avessero il dente avvelenato coi Gesuiti, e come a loro volta i Gesuiti non perdessero occasione per accusare la confraternita di eresia, o di essere pericolosa per l'integrità degli Stati e della religione. Ma ad ogni modo, al di là dei singoli scontri che possono esserci stati tra queste due fazioni, alla base rimane prima di tutto una differenza di carattere dottrinale. Mentre i Gesuiti, in questo contesto, potevano essere considerati i rappresentanti della tradizione, i Rosacrociani erano gli esponenti dello spirito moderno e riformista che, almenno in parte, avrebbe preparato il terreno al pensiero illuminista e alle rivoluzioni del XVIII secolo.


Conclusione

In generale, ci sono anche altri elementi che lasciano dubitare della veridicità di tutto il "filone gesuita"... come ad esempio il fatto che questa teoria inizialmente sia stata portata a galla da un romanzo di Eugène Sue ("L'ebreo errante"), i cui fini forse non erano del tutto così limpidi. I dati riportati in questo breve articolo dovrebbero però cominciare a fare riflettere chi crede realmente che i Gesuiti siano i principali fautori del nuovo ordine mondiale...se non altro perchè certi "piani" hanno un origine ben più antica e perchè la Compagnia di Gesù si oppose realmente ai primi tentativi di diffusione di determinate idee.

[Nota bibliografica: Per quanto riguarda le fonti utilizzate, oltre agli scritti Rosacrociani come la Fama Fraternitatis, si può vedere Storia dei Rosa Croce, di Paul Arnold. Si tratta di uno testo documentato in maniera quasi maniacale, ed è sicuramente uno dei libri più seri scritti sull'argomento. L'edizione che ho consultato è quella del 1989 (Gruppo Editoriale Fabbri) e le citazioni dei padri gesuiti che si opposero alla setta dei Rosa Croce si trovano più precisamente nelle pp. 22-24]

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