Non è molto semplice dire quali rapporti ci siano stati tra la scienza alchemica e la religione cattolica, anche perché nel corso del tempo questi rapporti hanno subito grandi cambiamenti, almeno sul piano formale. Inizialmente l'alchimia era abbastanza tollerata e i sospetti degli inquisitori erano rivolti per lo più nei confronti degli alchimisti poveri; si riteneva infatti che questi ultimi, a differenza di quelli ricchi, avrebbero potuto cedere più facilmente alla tentazione di evocare il demonio per operare la trasmutazione del piombo in oro, nel caso in cui non ci fossero riusciti con la loro arte.
Per il resto però l'alchimia era una scienza di cui si occupavano diverse persone considerate dotte e, tra queste, anche alcuni uomini di Chiesa. Persino chi provò a dimostrare la falsità o l'infondatezza dell'alchimia dovette tuttavia ammettere che "non pure i Filosofi, ma i Teologi ancora e i Santi l'appruovano per vera e l'insegnano per buona" (1).
Una leggenda di epoca medioevale narra addirittura che San Domenico, grazie all'ispirazione divina, riuscì a scoprire il segreto della Pietra Filosofale, segreto che sarebbe stato tramandato poi ad Alberto Magno e a San Tommaso. Certamente questa è soltanto una storia, anche se al dire il vero non sembra essere totalmente priva di fondamento. Alberto Magno dimostra infatti di avere una conoscenza, almeno generale, in materia di Alchimia, soprattutto nel suo trattato Sui Minerali (De Mineralibus). Nel nono capitolo del terzo libro di quest'opera si domanda anche se sia possibile trasmutare i metalli nell'una o nell'altra specie, rispondendosi affermativamente. Altrove lascia invece intendere che secondo lui, tra gli alchimisti, esistono dei veri saggi - Alchimicorum Sapientes - (2)
Per quanto riguarda S. Tommaso la questione è un po' più complessa, dal momento che egli è stato fatto passare alla storia come grande alchimista. Il reverendo Padre Gabriel de Castaigni, dottore in teologia e abate di Sou, scrisse nelle sue Oeuvres tant medicinales que Chymiques: "Ma che diremo dunque di quel grande Dottore Angelico San Tommaso d'Aquino dell'ordine dei Venerabili Padri Predicatori, che egli stesso faceva questa santa opera dell'oro potabile [l'Alchimia]?". In effetti a San Tommaso sono stati attribuiti numerosi libri che trattano di alchimia, i più famosi dei quali sono l'Aurora consurgens, il Trattato della Pietra Filosofale, e il Trattato sull'Arte Alchemica dato a Frate Reginaldo. Alla luce di un'analisi filologica più attenta, però, queste opere sono risultate quasi tutte apocrife e scritte anche parecchi decenni dopo la morte del Doctor Angelicus. Tuttavia non mancano in assoluto dei riferimenti all'Alchimia nei testi (autentici) di San Tommaso. Nella Summa Theologiae egli infatti si pone la seguente questione: è lecito vendere l'oro che è stato ricavato mediante un processo alchemico? L'Aquinate risponde di sì, ma alla sola condizione che l'oro così ricavato abbia esattamente le stesse caratteristiche qualitative dell'oro normale: "Se però con l'alchimia si ricavasse dell'oro vero non sarebbe illecito venderlo" (3).
Nell'opera In IV Meteorologicorum expositio (in una parte del testo che però alcuni non attribuiscono a S. Tommaso, ma ad un altro frate domenicano rimasto anonimo) si può leggere: "gli stessi alchimisti, per mezzo dell'autentica arte dell'Alchimia (arte che tuttavia è difficile a causa delle occulte operazioni della virtù celeste chiamata minerale; e queste operazioni, proprio perché sono occulte, difficilmente possono essere imitate da noi per mezzo dei suddetti principi o di ciò che si origina da essi) ottengono talvolta un'autentica generazione dei metalli per mezzo di un'appropriata applicazione del calore, che è l'agente naturale."
Tuttavia nel 1317 l'Alchimia fu duramente condannata da papa Giovanni XXII, con la bolla Spondent pariter. Questa bolla prevedeva pene pecuniarie per i laici che praticavano l'Alchimia; i sacerdoti rei dello stesso crimine avrebbero inoltre perso "i privilegi dell'abito". A dire il vero però sembra che il documento si scagliasse soprattutto contro gli alchimisti che "promettono ciò che non possono dare", contro le truffe e le contraffazioni delle monete. Non si può poi fare a meno di notare come questa condanna sia stata emanata solo qualche anno dopo la fine dell'ordine dei cavalieri Templari... Come se, in quel periodo, l'occidente cristiano avesse voluto tagliare tutti i legami con gli aspetti più "iniziatici" della tradizione. Ma, comunque sia, Roma ha parlato e la causa è finita.
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Note:
(1) Benedetto Varchi, Questione sull'alchimia, 1544
(2) Alberto Magno, De quindecim problematibus, XIII
(3) Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, Quaestio 77, art. 2
Questo post è il frutto di una piccola ricerca che avevo cominciato diversi mesi fa... Ora ho messo insieme i vari indizi e pubblicato una specie di "riassunto" come articolo per il blog...
RispondiEliminaPerò mi chiedo perche mai un autentico alchimista dovrebbe vendere l'oro ottenuto?Cosa mai potrebbe ottenere di pari valore?
RispondiEliminaComunque mi pare difficile che la Chiesa possa tollerare una pratica simbolica che ne scavalchi completamente l'autorità e la funzione intermediatrice; se extra ecclesiam nulla salus, almeno a livello ufficiale non può che condannarla (senza distinguere tra ciarlatani e giusti).
Però mi chiedo perche mai un autentico alchimista dovrebbe vendere l'oro ottenuto?Cosa mai potrebbe ottenere di pari valore?
RispondiEliminaInfatti, anche per questo forse le condanne della Chiesa erano dirette più contro i falsi alchimisti, che contro quelli veri
Comunque mi pare difficile che la Chiesa possa tollerare una pratica simbolica che ne scavalchi completamente l'autorità e la funzione intermediatrice; se extra ecclesiam nulla salus, almeno a livello ufficiale non può che condannarla (senza distinguere tra ciarlatani e giusti).
Secondo me inizialmente l'autorità della Chiesa era pienamente rispettata. Anzi, solo in un contesto "regolare" poteva esistere la vera alchimia, e la religione rimaneva comunque indispensabile per raggiungere la salvezza.
Un saluto
"la religione rimaneva comunque indispensabile per raggiungere la salvezza"
RispondiEliminaSi ma quale religione? Perchè l'alchimia (in forme diverse) esisteva anche in contesti extra cristiani, addirittura extra religiosi (come in Cina).
Per questo mi sembra una pratica che prescinde dalla necessità di un riferimento religioso particolare; forse il rischio della sovrapposizione è solo la confusione simbolica, al di la della corruzione sempre in opera.
Per religione io intendo quella Cattolica.
RispondiEliminaPoi, ogni volta che in Occidente qualcuno provò a fare dell' "alchimia" fuori da qusto contesto, produsse solo delle deviazioni o delle "parodie" (questo accadde, ad esempio, per i Rosacroce, per la massoneria moderna, e per il "neo-ermetismo" contemporaneo). In realtà la vera Alchimia è totalmente incompatibile con una "filosofia" di tipo gnostico, perchè l'alchimista lavorava a partire dal creato, mentre lo gnostico lo disprezza.
Per quanto riguarda l'Oriente, ad essere sincero, la cosa non mi ha mai interessato più di tanto. Non mi sono mai sentito attratto dagli orientalismi... quindi non avrei nemmeno le nozioni per poterne parlare.
forse il rischio della sovrapposizione è solo la confusione simbolica, al di la della corruzione sempre in opera
Sì, secondo me il rischio della confusione simbolica esiste, ma appunto esiste oggi, oggi che l'Alchimia è scomparsa. Per questo vanno assolutamente evitati i tentativi artificiosi di "ricostruire" l'Alchimia o anche solo di provare certe interpretazioni (in questo post infatti mi sono limitato ad una ricerca che definirei solo "storica").
A presto
Siamo convinti che anche un lavoro solo "storico" se preparato con un occhio alla Tradizione sia d'aiuto, altrimenti si cade nella parodia, e ve ne è già troppa. Articolo sobrio e interessante!
RispondiEliminaGrazie!
RispondiEliminaSono relazioni contraddittorie, chiaramente nel Medioevo vi era una vicinanza che si è persa, man mano che la Chiesa cattolica ha lasciato uan visione autenticamente simbolica della realtà, per accedere ad una visione razionale + la fede, che è quella che ancor oggi è la sua. Senza dubbio, tanto Alberto Magno che Tommado di Aquino la pesavano diversamente...
RispondiEliminaUno studio storico non è mail solo storico ...
Che dire delle feroci polemiche che, spessissimo, uno studio storico scatena, e che non dovrebbero proprio esserci??
La considerazione secondo cui la Chiesa, nel passare da comunità a istituzione organizzata, ha diluito la visione simbolico-iniziatica a culto religioso, fino a obliarne il senso, è il vero punto cruciale della questione. L'Alchimia, a pieno titolo, è espressione di quella Philosophia perennis che sottende ad ogni autentico sentiero spirituale, a prescindere da quale sarà poi la forma exoterica che vestirà e il nome che prenderà (potendo coincidere con una religione). Una via attiva o contemplativa in senso iniziatico non si appoggia, se non come forma, su una autorità istituzionale, bensì su un lignaggio d'esperienza da maestro a discepolo, ciò che nel Medioevo veniva espresso anche nelle corporazioni artigiane: il maestro, o il confidente spirituale, è colui che ha vissuto esperienze d'ordine spirituale tali da trasmutarne, o iniziare a farlo, l'identità in sovraindividualità, nel senso espresso benissimo dall'opera omnia del Guenon (ovvero una realtà metafisica da intendersi assolutamente scevra da superomismi psichici d'ogni genere e pericolo); da qui deriva la tanto incompresa trasmutazione alchemica del piombo in oro. Non condivido l'affermazione per cui l'Alchimia non sia gnostica, a meno che non ci si comprenda su cosa s'intende per gnosticismo; pare proprio esserlo invece, poiché oggetto e soggetto di trasmutazione è proprio quella sottile Materia Prima grazie a cui il creato prende forma,sotto la spinta creatrice,manifestando il non-manifesto; in questo poco, i testi sono abbastanza chiari: l'Alchimia non opera sulla materia per come la percepiamo e conosciamo, ma su ciò che essa è davvero, cioè una modalità dello spirito più "densa" (alcune analogie con la moderna fisica quantistica possono essere interessanti). E da questo punto di vista getta un'altra luce su quanto potessero intendere i veri gnostici per materia e creato, riservando probabilmente il loro disprezzo piuttosto nei confronti di quello stato dell'essere che vive e subisce la manifestazione nonché le sue conseguenze (proprio dei temperamenti ilici e psichici), tali da trattenere nel mondo delle cause e degli effetti; il che è dunque d'attribuirsi all'inganno personale e alla distorta percezione della realtà, non a imperfezioni di quest'ultima (da leggere il saggio "Il Demiurgo", Adelphi, di Guenon); per cui lo stesso temperamento pneumatico, anche se già presente, va comunque coltivato e portato a maturazione. Tant'è che nemmeno la salvezza intesa religiosamente è oggetto di ricerca alchemica, poiché l'individualità è comunque transitoria e passeggera, destinata non a salvarsi, ma a perire per perdere la propria temporaneità nel ricongiungersi della scintilla spirituale alla propria divina origine, secondo espresso magistralmente da Eckhart con "fuso ma non confuso", o da Cristo stesso: "ma il vino nuovo va messo in otri nuovi" (Mc 2,22), oppure: "chi ama la sua vita, la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna" (Gv 12,25). L'Alchimia scandisce questo cammino difficile e irto di pericoli attraverso fasi sempre meno individuali fino alla completa trasmutazione (fasi e colori dell'Opera): dunque una vera e propria via spirituale che può fare a meno di storte ed alambicchi, se non di quelli che s'incontrano nell'interiorità d'anima e spirito (bianco e rosso).
RispondiEliminaCiao MaX
RispondiEliminaCertamente possiamo dire che l'alchimia è una Gnosi, nel senso autentico della parola, cioè una conoscenza metafisica. Per gnosticismo io però intendo qualcosa di molto diverso, cioè un'insieme di dottrine deviate. È un argomento molto vasto, sul quale ci sarebbero libri interi da scrivere, ma penso che tu abbia capito a cosa mi riferisca.
Poi io ho detto che l'alchimista lavora a partire dal creato,
ma il creato non coincide solamente con il mondo "fisico".
Visto che hai toccato anche questo punto, volevo dire due parole sulla "fisica quantistica": non ho vastissime conoscenze questo argomento, ma personalmente la guardo con un po' di sospetto. Ho notato che è utilizzatissima per spiegare e per giustificare "scientificamente" molte teorie new age... la mia impressione è quindi che sia il punto di partenza per la costruzione di una nuova "pseudo-metafisica".
un saluto
Ciao Josephuss, grazie per l'attenzione.
RispondiEliminaConcordo appieno sul fatto che la fisica quantistica sia utilizzata, seppur suo malgrado, nell'ambito new-age il quale ha già prodotto (ahimè) un bel po' di "pseudo-metafisiche". Qualcuno addirittura sostiene che si arriverà a scoprire la "particella di Dio", con tutte le annesse complicazioni panteistiche; esperienza però a ritenersi impossibile esteriormente senza una adeguata e totale compartecipazione dell'interiorità del soggetto, il che richiede appunto una vera e propria trasmutazione alchemica dell'anima. Ho portato quell'esempio per dire che anche a livello scientifico la materia mostra di non essere quel che pare, bensì qualcosa di più sottile, il che conferma l'illusorietà nel percepire il mondo di Maya; ma indubbiamente bisogna guardarsi da certe interpretazioni grossolane e strumentali che rischiano d'andar per la tangente più fantasiosa e sentimentalistica.
In merito allo gnosticismo dunque ci comprendiamo; oltre al proliferare di sette, spesso in disaccordo tra loro, certe dottrine gnostiche, prese alla lettera, sono alquanto ostiche; la domanda che mi pongo sempre tuttavia è se la deriva non dipenda da un decadimento o un fraintendimento interpretativo, anche attuale, come spesso accade ed è accaduto in altri ambiti, piuttosto che una vera tara iniziale.
E' chiarito anche l'aspetto per cui il creato non coincida solo colla manifestazione fisica; e qui, almeno nelle riflessioni, si inizia davvero ad entrare in una dimensione più ampia: è come se l'alchimista, come qualsiasi praticante serio, percorra a ritroso la via dal manifesto all'immanifesto, per concluderla nuovamente nel mainfesto come completezza. Un che di analogo a certi detti zen.
Buon lavoro.
La chiesa di Roma non ha diluito. Ha espulso dal suo seno la componente esoterica. Un processo che trova il suo compimento proprio con la "spondet pariter". In quel momento ecco apparire il "rinascimento" ovvero congreghe di praticanti della via esoterica forzatamente svincolati dalla ortodossia exoterica.
RispondiEliminaCiao,
RispondiEliminaVero, e fu proprio in quel momento (in cui la via essoterica e quella esoterica si separarono) che cominciarono a vedersi i primi segni di deviazione
Deviazione che afflisse entrambi i rami, sia quello exoterico che quello esoterico essendo entrambi fatalmente destinati a nutrirsi e "regolarsi" vicendevolmente.
RispondiEliminaTanto è destinato alla "anomia" il circolo esoterico irregolare sradicato dalla terra dei padri quanto è limitato e meramente morale ed intellettuale il "nomos" dei non iniziati.
Esattamente :-)
RispondiEliminapoco a poco nella religione prevalse sempre più l'aspetto "sentimentale" ... Tanto che oggi l'idea di religione che si sono fatti molti (sia religiosi che non) è di un moralismo abbastanza fine a se stesso. Ed è ovviamente una concezione molto riduttiva.
D'altra parte le organizzazioni iniziatiche, svincolate dall'essoterismo, hanno finito per abbracciare l'occultismo e dottrine poco ortodosse